Sapere di essere incinta è una cosa, ma incontrare il proprio bambino di “persona”, poterlo vedere e sentire è un’emozione indescrivibile che certamente molte di voi potranno ben comprendere.
Il gel freddo e impersonale spalmato sull’accenno di pancia, il monitor che improvvisamente prende vita e quel TUTUM, TUTUM, TUTUM da cavallo imbizzarrito che anima l’ambiente…che dire, ho iniziato a piangere di gioia. Singhiozzi forti e continui, tanto che la ginecologa mi dice: signora, stia un pò zitta, altrimenti non riusciamo a sentire niente!
Zitta io? Ah! Nessuno è mai riuscito a zittirmi, tranne il mio piccolo, dolce angioletto.
E la misurazione del piccolo? Che dire dell’emozione provata quando la dottoressa ha misurato il bimbo/a dicendomi: è lungo 1,41 cm. Ed io ho subito pensato: ma come fa questo esserino piccolo piccolo a provocarmi nausee così potenti che nemmeno dopo aver mangiato 4 fette di sacher una dietro l’altra?
Con me c’era anche Andrea. Se la mia emozione era pari a 10, la sua la superava di gran lunga: occhi lucidi, atteggiamento da duro col cuore tenero. Ha subito preso il cellulare per registrare tutto, con piglio da grande cameraman.
E’ proprio vero, la gravidanza rende belle le donne e stupidi i padri. In senso positivo, ovvio.
A fine visita la ginecologa mi guarda e mi dice: signora, lei quando partorirà avrà 35 anni. Sarebbe il caso per lei di pensare seriamente a fare l’amniocentesi. Sa, il bimbo/a potrebbe avere dei problemi. Ci pensi e mi faccia sapere entro la prossima visita, così prenotiamo. Gliela farò io in ospedale. Ci sono dei rischi, certo, ma io le consiglio di farla.
Usciti dalla sala tracciato Andrea mi guardava come se fossi la Madonna…si, proprio come un suddito guarda la sua regina.
Ragazze, godetevi ogni singolo istante e atteggiamento di sudditanza dei vostri compagni perché, ve lo posso assicurare, sono momenti bellissimi in cui potete chiedere e ottenere tutto. Ma soprattutto, sono momenti che non tornano più.
Banale, forse, ma vero.
Intanto io, invece, pensavo con tristezza e timore crescente a quell’esame invasivo che mi aveva consigliato di fare.
Ma come: dopo aver speso tanto tempo e aver sperato di rimanere incinta, dovrei mettere a repentaglio la vita che porto dentro di me? A che prezzo? Non vi nascondo che questo pensiero mi ha accompagnata giorno e notte, fino al momento di decidere cosa fare.
Ma questo, lo racconterò in un prossimo post.