Tre giorni, 72 ore, 4320 minuti di lunga, terribile attesa post-operatoria. Mentre ero in ospedale ancora non sapevo che il venerdì mi avrebbero dimessa. Ormai lì mi sentivo al sicuro. Sapevo che, qualsiasi cosa mi, ci fosse successa, avrei avuto a disposizione medici e infermiere competenti che avrebbero raddrizzato la situazione. Il pomeriggio dopo l’operazione laser, che in tutto è durata circa 1 ora, la più lunga di tutta la mia vita, l’ho trascorso dormendo e sonnecchiando. Nel mio bozzolo caldo e triste allo stesso tempo. Tra visite di dottori e parenti, che ogni tanto mi risvegliavano dal mio torpore. Giovedì primo controllo ecografico. La gemella numero 2, quella con meno liquido, stava pian piano riappropriandosi di ciò che le spettava, a discapito della sorella “famelica”. I liquidi andavano riequilibrandosi in una danza di vita bellissima, lenta e inesorabile.
Le prime 48 ore sono decisive per la positiva riuscita dell’intervento. Se le piccole rispondono bene, ci sono buone probabilità che sopravvivano entrambe, mi disse il dottor Faiola al primo controllo, giovedì mattina. Tuttavia, non sarà fuori pericolo finché non nasceranno. Ogni giorno in più, è un giorno guadagnato. Dentro di me ho pensato: ma allora questo strazio e questa pena mi accompagneranno ancora per molti mesi. Come posso vivere serenamente questa gravidanza tanto voluta, se fino al momento del cesareo non avrò la certezza che avrò il privilegio di vedere le mie bimbe?
Una conquista per volta, un passo dopo l’altro, senza fretta. I cuoricini battevano praticamente all’unisono. Dall’ecografia si vedeva chiaramente che la bimba più sfortunata si muoveva con gioia in tutto quello spazio. Inconsapevolmente sollevata e felice di aver ritrovato il giusto equilibrio della vita.
Anche gli esami del venerdì diedero esito positivo. Tutto stava procedendo per il meglio. Dopo l’ultima ecografia e il controllo eco-cardio, il dottor Faiola mi disse: oggi la mandiamo a casa, è contenta?
No, non sono contenta, qui mi sento sicura e protetta. Quando sarò a casa, se succederà qualcosa, come farò? Come raggiungerò l’ospedale in tutta fretta?
Signora, mi disse guardandomi con severità, dovrebbe essere un pò più positiva! Il decorso post-operatorio fa ben sperare. Rimanere qui in ospedale non è la soluzione migliore. Deve stare in un ambiente sano, dove non rischia di contrarre infezioni o malattie. Vada a casa serena. In ogni caso, ci rivedremo tutte le settimane per i controlli di liquidi, cuore e per le misurazioni delle bimbe.
Controllo ogni settimana. Si, ero preparata. Tuttavia mi chiedevo quando avrei avuto il privilegio di far esperienza di una gravidanza positiva, senza pensieri. Tante mie amiche e conoscenti hanno mantenuto praticamente inalterate le loro abitudini (cibo a parte), continuando ad uscire, a guidare, a passeggiare, a lavorare persino, fino ad una settimana prima del parto. Ma perché a me no? Ho sempre pensato di essere diversa. Di dover sempre fare tutto con più fatica e cura e passione di altri. Di dover sempre dimostrare di più e comunque che gli altri si aspettassero maggiori input da parte mia. Con estrema fatica, mi sono conquistata un mio posticino nel mondo. Anche per avere le mie bimbe è stata la stessa cosa. Sono sicura però che, visto il risultato attuale, rifarei tutto da capo. Senza nemmeno pensarci due volte.
Il venerdì pomeriggio, come promesso, eravamo a casa. Tutte e tre. Insieme.