Il ritorno a casa, anche dopo un lungo viaggio, è sempre bello. Ci si porta dietro ricordi ed impressioni, esperienze ed incontri che ci hanno arricchito, confuso, allietato.
Nel mio caso, il rientro a casa è stato una boccata di aria fresca. Pur consapevole di continuare a camminare sul filo del rasoio, ero felice di ritrovare i miei spazi, le mie cose, la mia tranquilla e anche un pò noiosa routine quotidiana. Quando si ha una pancia enorme e si è minacciati da un aborto, non è che si possa fare più di tanto. Sulla gravidanza a rischio, aprirei una breve parentesi: forse adesso quelli che mettevano in dubbio il fatto che lo fosse (a rischio), che pensavano che fossi rimasta a casa in maternità anticipata solo per non andare a lavorare (e chi mi conosce bene sa che mai farei una cosa del genere), ecco forse adesso si sono ricreduti. A parte i racconti personali in questo blog, chi mi ha seguito nei mesi passati dello scorso anno avrà appurato che lo ero veramente, a rischio. Lo eravamo, tutte e tre.
Detto ciò, come trascorsi il tanto, troppo tempo a mia disposizione? Non avevo ricevuto grosse restrizioni. Nessun medico mi aveva sconsigliato di camminare o di uscire di casa. Ma un pò di sacro timore ce l’avevo. Ero combattuta tra la volontà di proteggere il più possibile le mie piccole, stando coricata e facendo il meno possibile, ma avevo anche il forte, bruciante desiderio di vedere il mondo esterno. Sono una grande appassionata di camminate. Posso percorrere 4, 5 chilometri senza problemi, semplicemente per il gusto di guardarmi intorno e di respirare l’aria frizzante della provincia. In questo caso, però, dovetti frenarmi, e non poco.
Le mie giornate trascorrevano lente e noiose. Molto noiose. Non riesco proprio a capire chi se ne sta tutto il giorno sdraiato sul divano o a letto. Per una iperattiva come me, era come trovarsi rinchiusa in una gabbia. Tuttavia, in certe circostanze, è necessario seguire i ritmi della natura e comportarsi di conseguenza. Non avete idea di quante puntate, repliche e vecchi episodi ho visto e rivisto dei programmi TV più disparati. Roba che adesso col cavolo che vedrei ancora! In quel periodo, però, mi sembrava l’unico modo per evadere dalla prigione dorata in cui mi trovavo. E allora, sempre sintonizzata su I Cesaroni, America’s Next Top Model, La Tata e molto altro ancora, che non sto a elencare per non farvi drizzare i capelli in testa. E non potete immaginare come amassi quei programmi! A pranzo mangiavo più velocemente che potevo per correre a sdraiarmi sul divano per essere lì, pronta, per l’inizio dei Cesaroni…ah, la pazzia della gravidanza che scherzi può fare!
Ma ho anche letto, e molto. Tra i libri che mi hanno tenuto maggiormente compagnia, ve ne segnalo alcuni che magari amerete come li ho amati io.
- Cuccette per signora di Nair Anita. E’ un interessante libro sull’India che parte da Bangalore (stazione ferroviaria) e ripercorre la storia di cinque donne indiane, obbligate a condividere lo spazio ristretto di una cuccetta riservata alle donne. Le loro storie, raccontate con sapienza ed un pizzico di ironia, rendono perfettamente l’idea della condizione della donna in India, in giorni non sospetti.
- Il libro dei nomi. Ovvio e scontato. Penso che la maggior parte delle future mamme, pur avendo in mente ben chiaro quale nome vorrebbero affibbiare ai proprio figli, si sia comunque presa la briga di comprare un libro che interessanti e a volte improbabili suggerimenti.
- Ero una brava mamma prima di avere dei figli di Paola Maraone. Parla di come la vita viene cambiata e spesso completamente sconvolta dopo l’arrivo di un figlio. Di come prima l’attenzione fosse tutta focalizzata sul sé e sul proprio aspetto e di come, dopo, ringraziare il Signore se riuscite a farvi una doccia o a lavarvi i capelli. Ecco, questo libro vi consiglio di leggerlo dopo aver partorito. Leggerlo prima può provocare ansia e attacchi di panico! Soprattutto se si aspettano due gemelle.
- Storia di un corpo di Daniel Pennac. La fisicità e il cambiamento del proprio corpo erano argomenti che mi interessavano parecchio all’epoca. Non che era ne sia meno interessata, ma un anno fa ero davvero peso corporeo-dipendente. Ogni grammo in più veniva monitorato maniacalmente, che nemmeno Carlo Cracco quando prepara i suoi piatti.
Care amiche lettrici (e amici lettori, laddove ve ne fossero), come direbbe il buon Adam Kadmon, prendete ciò che vi dico al pari di una fiaba, con la sua morale, ma pur sempre una fiaba. Ognuno di noi vive le proprie esperienze sulla propria pelle. Nel caso vi dovesse capitare quello che è successo a me, pensate solo positivo (proprio quello che non ho fatto io!) e tenete duro!