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Il lato oscuro della sanità italiania

CEROTTOMAFALDA2Di fianco e a stretto contatto con i medici positivi, umani, gentili e professionali, esiste un’altra categoria. Che affonda le sue radici nell’attuale situazione di generale malcontento e di corsa folle alla causa contro gli ospedali: quei medici che del paziente non se ne curano o in ogni caso che lo vedono solo come un numero. Avanti il prossimo. Nemmeno sanno come ti chiami, che storia hai alle spalle, quali sono le tue paure e le tue ansie. Non potrebbe importagliene meno. Forse darebbero più attenzione alla mosca che entra dalla finestra. Ma solo perché è un diversivo che disturba. Che rompe la noiosa, tranquilla, routine quotidiana.

Per fortuna, non sono la maggioranza assoluta, ma esistono e operano a stretto contatto con i pazienti. Penso che persone di questo genere dovrebbero stare in un laboratorio, a fare analisi, chini sui loro computer o sui microscopi, ad amoreggiare con vetrini e virus. Ma di certo non dovrebbero avere a che fare con le persone. Che ahimè non sono virus, non sono inanimati, hanno dei sentimenti (che noia!), provano delle emozioni (sic!), a volte vogliono solo essere rassicurati. Nel bene e nel male, basta una parola di conforto, un minimo di compartecipazione. Di empatia.

Ma, come dicevo, l’attuale situazione in Italia, con la bufera che si è scatenata già da alcuni anni sulla sanità italiana, ha fatto sì che moltissimi medici (per fortuna non tutti), si trincerino dietro le loro competenze scientifiche e i loro paroloni vuoti.

A me è capitato di incontrare un medico così. Uno solo per fortuna. Vista la trafila non proprio piacevole che mi è toccato seguire per tutta la gravidanza, avevo sperato che i professionisti con i quali avevo a che fare non facessero parte della categoria summenzionata. Mi sbagliavo.

Ad uno dei controlli settimanali, mi capitò di essere visitata per la prima volta da un ginecologo che avevo già visto, ma con cui non avevo mai avuto a che fare. Parlammo di mille cose, le solite. Poi, la conversazione passò alla decisione della data del taglio cesareo. Il mio tipo di gravidanza non permetteva il parto naturale.

Signora, mi sembra prematuro parlarne adesso.

Sì, me ne rendo conto, ma visto che c’è la possibilità di partorire alla 33esima settimana, pensavo che forse se ne potesse già discutere.

E chi gliel’ha detto che partorirà alla 33esima settimana? Non si rende conto che più le bimbe stanno dentro meglio è?

Sì, certo che me ne rendo conto (e intanto pensavo, brutto idiota, ma secondo te voglio farle fuori?), però sulla documentazione che mi avete fatto firmare prima del ricovero c’era scritto che nei casi come il mio è altamente probabile che il parto si verifichi entro la 33esima settimana.

Non mi risulta niente del genere. Occhi freddi, neri, come due pozze di petrolio. Sorrisetto sarcastico. Ho a che fare con una scema, avrà pensato. Lascia che le dia una bella lezione.

Signora, adesso le spiego cosa potrebbe succedere alle sue bambine se nascessero da ora in poi, entro la 33esima settimana. A parte il peso, non adeguato, le bimbe non hanno ancora completato il processo di sviluppo di tutti gli organi, polmoni in primis. Sa cosa succede ai bambini che nascono prematuri? Ha mai visto che buchi giganteschi si aprono nelle teste di questi bambini? Il cervello viene fuori come niente. Senza contare i deficit mentali, la cecità, il mutismo, la sordità. E ci sarebbero ancora migliaia di altre complicanze. Quindi, stia buona e tranquilla, che a quando faremo il cesareo ci pensiamo noi. Lei si preoccupi solo di tenere le bimbe dentro il più possibile.

Attonita. Ammutolita. Incredula. Potrei continuare così per altre mille pagine. Non credevo alle mie orecchie. Ma come si permetteva questo brutto scimmione di dirmi tutte quelle cose? Evviva la sincerità, senza dubbio. Tuttavia ci sono modi e modi di comunicare certe cose ad una futura mamma che è già a rischio aborto e che ne ha già viste tante.

Parlando poi con un medico a me molto vicino, gli raccontai l’episodio. La sua reazione fu di calma assoluta, più che di compartecipazione al mio sdegno.

Hai idea di tutte le cause intentate contro i medici degli ospedali e anche ai liberi professionisti? Oramai è una guerra paziente-medico. Quando visiti qualcuno, stai attentissimo a qualsiasi cosa tu dica. Potrebbe ritorcertisi contro. Per questo, adesso, i medici mettono i pazienti davanti a tutti gli scenari possibili, dai più rosei ai peggiori. Lo fanno per tutelarsi.

Capisco la tutela del sé e della propria professionalità. Non capisco e non tollero la totale mancanza di umanità. Tutto qui.

E’ come vivere su due universi paralleli, che viaggiano fianco a fianco, ma non si incontrano mai. Ogni tanto, alcune di queste rette parallele rompe gli schemi della matematica e fanno una deviazione verso la retta vicina. La abbraccia, la conforta, fa ciò per cui ha scelto la professione medica.

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