Lunedì 16 giugno la Primaria di Pediatria mi comunica la data effettiva delle dimissioni delle piccole: sabato 21 giugno. E’ una bella data, molto significativa. Il 21 giugno si festeggia San Luigi Gonzaga. Sarebbe l’onomastico di mio fratello, il loro angelo custode. E’ il primo giorno del solstizio d’estate, l’inizio della stagione più bella dell’anno (quella delle ferie!). E’ la festa di Persefone, che ritorna sull’Olimpo per inaugurare la Primavera e l’Estate. Ma è anche il giorno della Festa della Musica, secondo la tradizione francese. Infine, così la smetto di annoiarvi, per l’emisfero boreale il 21 giugno è il giorno con il maggior numero di ore di luce. Le piccole tornano a casa sotto i migliori auspici.
L’ultima settimana scorre velocissima. Molto più veloce delle precedenti. E, con lo spirito a mille, vedo tutto più rosa. Persino le infermiere che fuggivo come la peste ora mi sembrano simpatiche. Il cibo dell’ospedale è succulento. La mia camera un buen ritiro cui tornare. Si, forse ero impazzita piano piano. O forse, molto più semplicemente, vedevo la famosa luce in fondo al tunnel. Per un attimo, ma solo per un attimo eh!, ho anche provato una sensazione di nostalgia: quel tuffo al cuore che ti prende quando sai che stai per abbandonare per sempre un posto che, volente o nolente, è stato la tua “casa” per un lungo periodo. E’ una sensazione struggente che ho provato anche quando ho finito il liceo. Pensare che non mi sarei più recata ogni giorno a scuola, vedendo gli stessi compagni e incontrando gli stessi professori aveva lasciato in bocca un sapore amaro, di distacco. Poi ti rendi conto che stai perdendo la ragione e la sensazione passa.
Sembrerà assurdo, ma il fatto di andare a casa un pò mi ha spaventato. In ospedale ero stufa marcia di stare, ovviamente, tuttavia avevo la possibilità di appoggiarmi, per qualsiasi cosa, a personale specializzato. Pronto a far fronte a qualsiasi emergenza. Come quella volta che a Ludovica venne una sorta di attacco: si irrigidì tutta, inarcò la schiena all’indietro, cominciò ad ansimare e il monitor collegato al battito cardiaco fece schizzare i battiti a oltre 200. Urlai impazzita dalla paura “infermieraaaaaaaaaaaaaa, venga subitoooooooooooooo“. Oddio, la bambina sta per avere un infarto!
Mamma, stia calma!! Prese in mano la situazione, placando Ludovica a suon di colpetti gentili sulla schiena e carezze. Se mi fosse successo a casa, cosa avrei fatto? Come avrei reagito? A chi avrei chiesto aiuto?
No, non dovevo vederla così. Prima cosa, le bambine non sarebbero state attaccate a monitor (Signore, ti ringrazio). Seconda cosa, se le dimettevano, voleva dire che episodi simili non sarebbero più accaduti. Almeno lo speravo.
Venerdì 20 giugno trascorsi la mia ultima notte nella camera delle nutrici. Preparando la mia valigia, raccattando le mille cose che nel corso delle settimane avevo portato con me, raccogliendo le tutine delle bambine. Lucia e Maria Vittoria vennero dimesse proprio venerdì pomeriggio. Fu strano e triste allo stesso tempo vederle andare via. Ero felice per loro, non fraintendetemi, ma mi spiaceva non avere più quel contatto quotidiano. Erano diventate le mie compagne di sventura prima e di avventure poi.
Passai l’ultimo pomeriggio a salutare i dottori, le infermiere, le inservienti e a raccontare alle bambine quello che avremmo fatto insieme a partire dal giorno dopo. Le rassicuravo sul fatto che avrebbero avuto finalmente una vita normale, tra passeggiate e riposini. E raccontavo loro di Flash, del nostro cagnolino, che ci aspettava a casa.
Finalmente, sabato 21 giugno alle ore 13.38 Ludovica, Veronica, Andrea ed io salivamo in macchina, pronti per una nuova, emozionante vita insieme. A casa.