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Se ci fossi, papà?

Papà ed io
Papà ed io

Nel corso degli anni, quante cose sono cambiate. Quanti equilibri si sono rotti, alcuni irrimediabilmente, altri si sono cristallizzati, molti si sono semplicemente modificati. In meglio? In peggio? Sono tutte questioni personali che andrebbero indirizzate ai posteri. Eh sì, ai posteri l’ardua sentenza. Non ho potuto trattenermi. Ho dovuto farlo. Scrivere di questa cosa. Che lacera l’anima e lascia in bocca un sapore amaro. Come di sconfitta. Nei miei momenti peggiori, ma anche e soprattutto in quelli migliori, lui non c’era. Non c’è da quasi 23, lunghi anni.

Tanti di noi hanno perso qualcuno che amavano. Non sono la prima nè sarò l’ultima. Questo è certo. Tuttavia, ognuno di noi vive il proprio lutto, la propria perdita come se fosse unica. Ed in un certo senso lo è. Quando mi hai lasciata, papà, ero troppo piccola e sciocca. Alle medie pensi solo a studiare per passare l’esame, a ottenere un’uscita in più con le amiche, a comprare la maglia o la borsetta all’ultima moda. Pensi già alla discoteca (ho sempre amato alla follia ballare, me l’hai trasmessa tu questa passione), ma di andarci neanche a parlarne. O meglio, se ci fossi stato tu, forse avresti mitigato un pò la rigidità nell’educazione impartitami. Mamma è un soldato mancato, lo sai. E io di conseguenza. Rigore, rispetto, educazione. Prima di tutto. Anche se, lo devo ammettere, ripensandoci, meno male che è stata così. Vedo delle persone in giro… Ma tu questo già lo sai. Te l’ho raccontato tante volte durante le nostre chiacchierate.

Ed è grazie all’educazione ricevuta che, durante il tuo funerale e nei giorni precedenti e seguenti, mi sono rifiutata, sì! rifiutata di piangere. Solo i deboli piangono, mi dicevi. E io non volevo essere debole. Volevo assomigliare a te. Al mio papà forte. All’uomo che di debolezze ne aveva, ma le mostrava assai di rado. E quindi, semplicemente, mi imposi di non piangere. Soprattutto per non dare alle persone che venivano a trovarci, e alla folla che era presente al tuo funerale, la soddisfazione di vedermi in lacrime. Il dolore è una condizione dell’anima. Nessuno deve poterci speculare sopra. E come ero fiera di me mentre, le sere che passavo finalmente a sfogarmi piangendo fino ad avere gli occhi che mi facevano male, pensavo con orgoglio che ero riuscita a trattenermi!

Chissà quanti hanno pensato che fossi troppo inebetita per piangere o che non mi rendessi conto di quello che mi era successo! Ah! Invece no, avevo fatto tutto di proposito. Non sai la fatica.

Non ci sei più stato, per me. Né per mamma. Non c’eri quando mi sono diplomata, non c’eri quando ho scelto la facoltà e mi sono districata tra corsi, treni, esami, pagamenti di tasse. Non c’eri quando un ragazzo mi ha rubato il cuore e l’ha schiacciato riducendolo in mille pezzi. Non c’eri quando, infine, mi sono laureata. Non c’eri nemmeno quando mi sono sposata. Spesso sognavo di arrivare in chiesa e trovarti lì, sulla soglia. Ad aspettarmi per accompagnarmi all’altare. Eh sì, si può essere “antiche” pur essendo giovani. Alla faccia di chi mi biasima o mi prende in giro per la mia fede, per il mio credere. Ma se non credessi, papà, come potrei accettare il fatto di non vederti mai più?

Ma soprattutto, non c’eri quando finalmente ho scoperto di essere incinta. E non di un bambino solo, ma di due! Chissà come avresti reagito. Chissà cosa mi avresti detto. Chissà.

Ecco, papà, mi ritrovo spesso a chiedermi come sarebbe, se ci fossi ancora. Mi saresti di sostegno? Avresti appoggiato le mie scelte? Tutte? Ma soprattutto, quanto avresti gioito per l’arrivo di Ludovica e Veronica, due bambine? Tu che, quando mamma ti disse che era incinta, avevi fermamente sostenuto di volere una bambina?

Beh, non so come sarebbe. Non lo saprò mai.

Quello che so per certo è che, alle tue nipotine, racconterò tutto di te, dalla A alla Z, per citare un’espressione a te cara.

Ma poi penso che forse sarà superfluo raccontare di te, perché credo che loro già ti conoscano. Quelle volte che guardano fisso fisso un punto e sorridono, sorridono, sorridono, forse vedono te. Loro, che sono ancora angioletti, possono quello che io bramo da quasi 23 anni. Glielo chiederò, papà. E vediamo cosa avranno loro da raccontarmi.

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