Ecco l’elemento principale della gestione di due gemelle. Che per di più fanno fatica a dormire. O meglio, dormono, sì, ma solo a determinate condizioni. E’ come il cane che si morde la coda, o il famoso e spesso citato circolo vizioso. Le mie piccole hanno cominciato ad avere un sonno disturbato praticamente da subito. Ad un mese dal rientro a casa, dormivano si e no quel quarto d’ora venti minuti, per poi svegliarsi a turno, invocando attenzione e calore. E’ normale, mi dicevano, vogliono solo stare a contatto con la mamma. Peccato che la mamma volesse, ogni tanto, starsene anche un pò per conto suo. Riposarsi. Leggere un libro. Guardare il soffitto senza dover fare altro che perdersi nei suoi pensieri. E quanti ce n’erano! Impossibile però ignorare le due piccole tiranne.
Ci sono stati giorni in cui, carrozzina a fianco (io sdraiata sul divano o sul letto o ovunque il decoro me lo permettesse), riuscivo a prendere sonno, finalmente, e dopo appena 15 minuti venivo svegliata da una o dall’altra, a turno. Prendevo in braccio quella che piangeva, implorandola di fare silenzio, affinché non svegliasse l’altra. E mentre piangeva lei, piangevo anch’io. Singhiozzando come mai nella vita. Ma niente da fare. Ecco che la sorella spalancava gli occhietti volgendoli subito verso di me. Ma che hanno queste, i radar???? O sono io che, nonostante le docce frequenti, emano un odore particolare? Fatto sta che, per dare almeno un pò di sollievo alla mia povera mamma stanca (molto più stanca di me, a dire la verità), prendevo le navicelle, le portavo giù in cortile, una per volta, correvo su di nuovo a chiudere il passeggino, volavo per le due rampe di scale, uscivo in cortile, rimontavo il passeggino a tempo di record e piazzavo di nuovo le bambine in posizione. E via, verso i parchi, le strade, i giardini, qualsiasi posto mi permettesse di farle dormire senza verbo proferire. Impresa piuttosto difficile, ma fattibile. Penso, in questi ultimi 12 mesi, di aver percorso l’equivalente di quattro circumnavigazioni della terra. Sul serio. Ho visto di tutto e di più. Incontrato migliaia di persone, di cani, di gatti, persino di scoiattoli. E nel frattempo, se maledivo il caldo o il freddo o l’afa o le condizioni atmosferiche in generale, una nota positiva a tutto questo camminare c’era. E c’è ancora. I chili. Quei maledetti, ignobili, pesanti, lardosi chili in più, nel giro di appena sei mesi se ne sono andati via. Certo, a essere sincera la pancetta è rimasta. Ma quella se ne potrebbe andare solo se ricominciassi a fare palestra come facevo prima. Ah! E quando? Magari di notte…
La nota positiva, oltre ai chili persi (che non è poco), è che col tempo ho affinato una tecnica degna del miglior stratega, per farle dormire. Prima mi limitavo a cullarle avanti e indietro, su superfici lisce. Poi su terreni sconnessi, tra salti e buche e sassolini. Poi ho capito che la magia si poteva fare stordendole. Per cui ho cominciato a percorrere terreni accidentati. tra crateri e massi stile montagna, facendo volteggiare il passeggino in serie di 8 vorticosi. Prima lentamente, poi sempre più velocemente. Le piccole, al limite della sopportazione e sul punto di vomitare a fiotto il pranzo e la cena della settimana prima, completamente stordite si accasciavano stremate e dormivano. Oh come dormivano! Di un sonno profondo e senza sogni (almeno credo). E io, per due ore (DUE ORE!) continuavo a camminare sì, ma come in trance, dormendo a mia volta. In piedi, come i cavalli, ma pur sempre dormendo.
E col tempo, ho imparato ad amare ancora di più le mie piccole. Che pur non dedicando abbastanza tempo al sonno, erano piombate nella mia vita per regalarmi sorrisi sdentati (che ora sono sorrisi a tutti gli effetti) e tanti chili in meno. A tempo di record.