
Mare parte seconda. Se il viaggio di andata è stato un’impresa seconda solo al primo sbarco dell’uomo sulla Luna, la gestione della settimana è stato un capolavoro di incastri e organizzazione al fotofinish. I nostri ritmi, già tarati su quelli delle bambine, procedevano a cadenza regolare: ore 7 sveglia a suon di urla, ore 7.30 bagnetto rapido, ore 8 colazione, ore 9 urla, ore 10 uscita da casa verso il mare e passeggiata. E mentre Andrea si spaparanzava in spiaggia con i nostri amici io percorrevo su e giù, su e giù tutta la passeggiata di Ceriale e l’interno. Ho scoperto vicoli e stradine nascoste, ho riscoperto la pineta, il bastione, la piazzetta, il budello. Ci ho passato diverse estati a Ceriale, con mia nonna e mio cugino. Ai mitici bagni Angela, tra tuffi, tentativi sempre bloccati di arrivare alla boa (mia nonna strepitante che me lo proibiva con tono generalesco), partite interminabili di calcetto (calcio balilla), juke-box a nastro che suonava le hit dell’estate dritto nelle mie orecchie, telefonate ricevute da casa sul telefono dello stabilimento (all’epoca i cellulari erano ancora fantascienza).
La settimana di ferragosto dell’anno scorso è stata allietata da giorni bellissimi, in cui ho riscoperto uno dei luoghi della mia infanzia. Mentre camminavo sotto il sole cocente, spingendo il passeggino, raccontavo alle ragazze le sensazioni evocate da ogni angolo in cui passavamo. E il bello è che lo raccontavo mentre dormivano. E speravo che, nei loro sogni, mi sentissero e condividessero almeno parte della gioia che stavo provando io in quel momento. A metà mattinata, tornavo dai nostri amici a recuperare il padre che nel frattempo si era ristorato con un bel bagno rinfrescante e, a tutta velocità, caricavamo la macchina alla volta di casa, per il pranzo nostro e delle piccole. Il viaggio, seppur breve, di rientro a casa era un’impresa: tra code di macchine, turisti in mezzo alla strada, semafori rossi e le bimbe che cominciando a sentire la fame facevano urla simili agli acuti dei soprani. Per distrarle, Andrea si lanciava a tutta velocità sui dossi, urlando DOSSOOOOOOOOOO. E, come per magia, per 5 secondi netti smettevano di berciare. Per poi ricominciare eh.
Finalmente placate dopo il pasto, tentavamo di farle addormentare per mangiare anche noi qualcosina, a singhiozzo, cullandole a turno. Un giorno, complice il vento fortissimo, siamo stati costretti a rimanere chiusi in casa. E abbiamo anche capito che il vento le trasformava in due pazze scatenate. Urla a non finire. Niente poteva calmarle. Né le coccole, né la posizione ad aeroplano, né i canti forsennati. Nemmeno le danze e la musica. Quello è stato il giorno che, presa dalla disperazione, ho detto ad Andrea “io esco, veditela tu! Se no divento matta“. Lui ha visto il mio sguardo e sentito il tono perentorio e ha capito che forse gli conveniva non contraddirmi e immolarsi per almeno una mezz’ora.
E mi sono buttata nella bufera di vento. Una passeggiata breve, ma ristoratrice. Foglie vorticanti, alberi piegati ad angolo retto, tende che volavano da tutte le parti, indumenti e biancheria intima che volteggiavano come aquiloni. Una meraviglia davvero. Sono rimasta fuori casa venti minuti, affascinata dalla forza delle raffiche. Ricaricata, sono tornata a casa. E, con mio grandissimo stupore, stavano dormendo, tutti e tre.
Di solito però i pomeriggi li trascorrevamo riposando e poi uscendo. Aperitivo con gli amici e rientro a casa per cena.
Due delle giornate più belle, però, le abbiamo passate ad Alassio. Alassio è una delle città liguri che più amo. Per la sua eleganza, per i negozi e i ristoranti, i locali e i bar, ma soprattutto per i ricordi piacevoli ad essa legati.
Non è che le capatine ad Alassio fossero molto più emozionanti delle visite di Ceriale, per carità, però le passeggiate nel budello, le soste per un caffè, i giretti lungomare, le sessioni di shopping, e gli aperitivi prima di rientrare per la cena avevano un potere rigenerante. Ma soprattutto mi mettevano allegria.
Chissà come sarà la gestione delle vacanze, quest’anno che le bimbe hanno un anno e interagiscono molto di più? Quante macchine dovremo prendere per caricare tutti i bagagli? Riusciremo a mangiare senza ingozzarci come tacchini? Ma soprattutto, riuscirò a farmi anche io un bagno?