Oggi abbandono la vena polemica (ma non per sempre eh?), per ritornare alle origini. Ai ricordi e alla melancolia. Parliamo della pancia. Non l’epa ne’ la trippa da gran bevitore di birra ma nemmeno quella del leggendario santo bevitore.
No, parlo della pancia da donna incinta. Ne ho ricordi ancora molto vividi e legati a stretto giro ad una punta di malinconia. Me lo dicevano. Ma non ci credevo. Ti mancherà il pancione vedrai, manca a tutte le mamme. Io no, non proverò la stessa sensazione di perdita. E invece, poi, come una cretina ci sono cascata pure io.
Quando guardo le bimbe immancabilmente penso a come era bello quando eravamo solo noi tre, insieme. Vivevamo in simbiosi, singhiozzi con singhiozzi, giravolte e calci, pugni e carezze. Quando lievitando ero arrivata a prendere le sembianze di un pallone aerostatico, pensavo solo al momento in cui, finalmente, sarei stata in grado di allacciarmi le stringhe da sola, di entrare nella vasca da bagno senza aver bisogno di una gru, di alzarmi dal divano in piena autonomia.
Poi, visto anche il cesareo d’urgenza, ho cambiato idea. La pancia mi è mancata subito, dal giorno dopo. Le bimbe non erano più solo mie, ma sottoposte agli attacchi esterni.
Ora, quando mi capita di incrociare per strada delle future mamme, che sfoggiano pancette appena accennate o pancioni da fine gravidanza, con espressioni che spaziano dalla gioia all’insofferenza, non riesco a non provare una punta di invidia e di rimpianto. E purtroppo fa parte del mio carattere e della persona che sono: apprezzo davvero le cose solo quando non le ho più.
Ma così è, se vi pare, e per me vale sempre. E adesso che ho a che fare con un altro tipo di pancia, mi vengono in mente le parole di un’amica: l’unica pancia bella da vedere è quella delle donne incinte. Tutto il resto è noia. E dieta, aggiungo io.