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Piemonte vs. Lombardia e viceversa

Uno dei simboli del Piemonte, la Mole Antonelliana di Torino
Uno dei simboli del Piemonte, la Mole Antonelliana di Torino

Questa questione mi fa tanto sorridere. Ogni regione, è chiaro, ha un suo dialetto. Ben vengano i dialetti: sono lo specchio, la tradizione e la cultura di un popolo e di territorialità specifiche. Tuttavia, secondo la mia personalissima opinione, o si parla l’italiano o si parla il proprio dialetto. Un mix, che molti considerano cosa buona e giusta, crea una sorta di idioma molto vicino all’esperanto che tanti faranno fatica a comprendere. Durante gli anni, frequentando lombardi (soprattutto mio marito), ho imparato a destreggiarmi tra modi di dire e termini che ho scoperto pian piano. Passo dopo passo.

Ecco quindi, una mini-guida semiseria all’interpretazione del lombardo vs. il piemontese.

Dal lombardo

Giù dabasso: in realtà sarebbe dabbasso, che nella lingua italiana trova una propria reale collocazione. Ma in Lombardia, chissà perché, si tende a troncare le doppie. Non tutte, eh! Ma molte sì. L’unione dei due termini vale, secondo la mia interpretazione, come un rafforzativo, visto che entrambe le parole hanno lo stesso significato. Traduzione: giù, sotto, in basso, con valenza di stato in luogo e di moto a luogo.

Caloriferi: termine italiano che però, in Piemonte, è praticamente sconosciuto o comunque poco usato. Traduzione: termosifone.

Clèr: termine prettamente lombardo (ma proprio dialettale!), non viene scritto di solito con la E accentata. E’ un puro e mero francesismo (da rideau métallique, anche se la connessione non sono proprio riuscita a trovarla…) usato in modo inappropriato. Traduzione: saracinesca.

Mi gratta: cosa? come? perché? Questa espressione non vuole, di per sé e letta nel contesto specifico, dire assolutamente nulla. Non so se tutti i lombardi la usino o meno. Nella zona dove abito viene usata. O per lo meno, mio marito la usa. Traduzione: Mi prude. Ah, allora sì, lo puoi dire…Ti gratti!

Frigor: l’assonanza con il termine italiano è evidente… Traduzione: frigo o frigorifero.

Fono: idem come sopra. Traduzione: phon o asciugacapelli.

Baüscia: questo lo conoscete di sicuro. E’ diventato un appellativo classico che indica, in genere, il milanese (ma anche i lombardi). Di origine dialettale brianzola, ormai viene usato indiscriminatamente in tutta la Lombardia. Il termine indicava le persone che aiutavano i forestieri nella ricerca di botteghe e artigiani in cambio di denaro. I baüscia erano soliti disporsi ai confini della città per poter abbordare i turisti e far loro da Cicerone, in alcuni casi accompagnandoli direttamente. Traduzione odierna: saliva.

Zola: e qui, lo devo ammettere, le prime volte mi sono fatta delle figure barbine mica da ridere… Quanti di voi, non lombardi, immaginano cosa significhi questo termine? Va beh, ve lo dico io. Traduzione: gorgonzola.

Curare: di questo ho già accennato qualche tempo fa (a proposito di come scegliere la tata perfetta). Te lo curo io, l’ho curato io, ecc. Tutte espressioni che, all’inizio, mi rimandavano immagini di malati, distesi inermi nei loro letti. Bisognosi di terapie e assistenza medica. Traduzione: prendersi cura di, occuparsi di.

Gibollato: eh? ma che è? La prima volta che Andrea disse questo termine, rimasi a bocca aperta. Proprio non capivo! Mi sentivo come un’italiana proiettata d’improvviso in Cina. Stessa sensazione. Traduzione: bollato, ammaccato. Usato nei casi di tamponamento o similari.

Andare insieme: questo sembra facile facile, regolare. E invece no! Andate oltre il significato letterale dell’espressione. Andare insieme non vuol dire muoversi con qualcuno. Traduzione: impazzire, andare fuori di testa, diventare matto.

Bavaglia, bavaglio: giuro, questa oltre ad averla sentita, l’ho anche letta in un supermercato. Avanti, quanti di voi sanno cosa significhi? Mentre il secondo termine un significato ce l’ha (e quando l’ho sentito associato alle bambine mi sono venuti i capelli dritti), il primo cosa vuol dire? Vi do un aiuto…è legato ai bambini. Proprio non ci arrivate? Ok, vi do la soluzione. Traduzione: bavaglino, bavagliolo, bavetta.

Dal piemontese

Piglia: ho scoperto, con enorme sgomento, che piglia in italiano non ha il significato che, da sempre, gli attribuisco io. Anzi, non esiste proprio! Traduzione: colonna.

Puciu: questo so bene essere un termine dialettale, ma il suono mi piace tanto… Può avere due significati: chignon o bene. La frase “sto da puciu” significa “sto proprio bene”.

Conegrina: anche qui, come per piglia, sono rimasta basita. Le persone non conoscevano questa espressione! Impossibile… Traduzione: candeggina.

Piciu: termine estremamente volgare (soprattutto se declinato al femminile), di cui non darò traduzione e mi scuso per averlo inserito. Ma è legato al post che sto scrivendo…in Lombardia, piciu vuol dire scemo. Attenzione amici lombardi a non usarlo in Piemonte. Potreste trovarvi senza denti nel giro di un amen.

Dehor: questo è un termine di uso comune a tutti gli effetti. Solo che, quando lo usai qui in Lombardia la prima volta, mi guardarono che se stessi parlando una lingua antichissima, parente stretta dell’ebraico antico. Amici lombardi, so che ora la usate un pò di più anche voi. Per chi ancora non ne conoscesse il significato, eccovi la traduzione: spazio esterno (di un bar, di un ristorante, ecc.). In pratica, è quella zona in cui sistemano i tavolini all’aperto.

Tajarin: è un primo piatto tipicamente piemontese (delle Langhe, per essere ancora più precisa). Molti storpiano il modo di chiamarli usando una pronuncia francese (ne ho sentite di ogni). No, si legge come si scrive. Ah, la traduzione non c’è, sono Tajarin è basta! Diffidate da chi vi propone, come sinonimo, il termine tagliolini.

Immagino che ci siamo molti altri modi di dire che i lombardi, sentendomi parlare, trovano altrettanto stravaganti. Di certo, faccio molta attenzione a non mischiare il dialetto con l’italiano. Anche perché io il dialetto, pur capendolo benissimo, lo parlo davvero da schifo. Mi piacerebbe, tuttavia, che le bambine imparassero entrambi, sia il piemontese che il lombardo. Così da preservare con orgoglio entrambe le origini, sabauda e lombarda.

5 pensieri su “Piemonte vs. Lombardia e viceversa”

  1. ciao Eleonora, ti parlo da Lombardo trapiantato a Santhià……..dove ormai capisco il dialetto (peraltro con molte parole uguali al lombardo, anche se il termine lombardo per indicare il dialetto è molto aleatorio) comunque se te vouret pirlaà vun cicinin insema al tò mariì per des minut d’alegria daghe n’uciada insciì 🙂

    http://www.scienafregia.it/

    …….. ciao
    Andrea

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