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Di notte leoni al mattino…

imagesDei problemi di sonno notturno, e non, ho già ampiamente discusso. Negli ultimi mesi avevamo avuto degli sprazzi di miglioramento: entrambe, per puro caso, ci avevano regalato notti solitarie (non prive di alzate repentine per ridare i ciucci, ora ad una e ora all’altra). Nel senso che non avevamo dovuto recuperarle di gran carriera mettendole a dormire con noi, ma erano rimaste nei loro lettini fino a ben le 6 del mattino. Eh sì, i miracoli, a volte, esistono. Ma siccome Paganini non ripete (e Ludovica e Veronica nemmeno, a quanto pare), la routine positiva che pensavo si stesse gradualmente instaurando è scappata di corsa, di nuovo. E così, abbiamo ricominciato con i recuperi notturni.

Posto che non voglio scatenare polemiche e dibattiti sterili sul fatto se sia giusto o meno accogliere i bambini nel proprio letto (penso che ognuno debba gestire la situazione come meglio crede, anche in funzione di una più o meno sana dormita), tuttavia non posso non chiedermi quando le ragazze cominceranno a riposare di notte senza più svegliarsi. I pareri sono tanti e discordanti: da chi dice che non succederà finché non avranno messo tutti i dentini a chi afferma che il modo migliore per garantire sonni d’oro a tutta la famiglia sia quella di lasciarle piangere, a chi ancora suggerisce il metodo Estivil. La prima volta che ne ho sentito parlare, ho pensato che si trattasse di somministrare compresse o rimedi medicinali di qualche tipo. E aborro l’idea di propinare a due bambine di 14 mesi medicinali se non strettamente necessario. Poi, investigando meglio, ho scoperto che il suddetto metodo prende il nome dall’omonimo pediatra che lo ha ideato. Il quale (e non sono sicura che sia padre…) suggerisce di procedere come segue:

  • dare delle regole e delle ritualità ben precise prima di dormire (ok, su questo dobbiamo organizzarci un pochino meglio)
  • Mettere il bambino nel suo lettino, nella sua cameretta, e andarsene immediatamente (come prego? abbandonarle lì da sole? Ma questo chi è, un diretto discendente di Erode????)
  • Nel caso il bimbo pianga (e vi assicuro che è sicuramente il caso delle ragazze), la mamma deve rientrare nella stanza a intervalli regolari (ovvero dopo un minuto, dopo due minuti, dopo tre, e così via), consolarlo senza prenderlo in braccio (cioè? col tono di voce? col canto? con danze tribali africane?), uscire ed andare avanti così

Questo, in estrema sintesi, quello che propone ‘sto pediatra dei miei stivali. Dunque, posto che tutti i metodi sono basati (almeno spero) su fondamenti scientifici e su ricerche a campione, suggerirei al Dott. Estivil di venire a casa mia. Una notte può bastare. Avendo non una, ma ben due creature e considerando che, salvo rare eccezioni, non piangono quasi mai contemporaneamente, seguire questo metodo significherebbe, per me, passare l’intera notte a scavare solchi nel terreno, avanti e indietro, da una camera all’altra. Per poi andare, il mattino successivo, modello zombie, in ufficio.

E quando, come nel caso di questa notte, una delle due si sveglia alle 2.11, fresca come una rosa, garrula garrula, intenta a ballare nel suo lettino, giocando con le bambole, il luminare Estivil cosa suggerirebbe di fare? Visto che la bambina si è già addormentata e semplicemente ha pensato bene di svegliarsi con largo anticipo?

Pensavo a questo, questa notte, mentre con Ludovica in braccio percorrevo chilometri su chilometri per la casa, col cane appresso che sperava ci saremmo fermate prima o poi perché voleva dormire (lui!), spostandomi da un letto all’altro, al divano, alla vasca da bagno. Cantando, cullando, minacciando e cantando ancora. Avanti così, fino alle 4.30 (ultima volta che ho guardato l’orologio con disperazione). Finché, stremati, io da un pò, Ludovica per sfinimento e il cane per osmosi, ci siamo lasciate accogliere da Morfeo.

E poi, quando la sveglia, puntuale, alle 6.30 ha cominciato a trillare impazzita, ci ho messo un attimo a capire che non era Ludovica che piangeva (inutile, quindi, riprendere a cullarla), ma l’aggeggio infernale che mi imponeva di alzarmi e camminare. Come un Lazzaro moderno. E, guardandomi allo specchio, ho compreso appieno il significato del modo di dire “Di notte leoni, al mattino…”. Fate un pò voi.

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