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C’era una volta…

 E c’è ancora, ma non è più parte della mia vita, un gruppo su Facebook cui mi sono iscritta sull’onda dell’entusiasmo. Un gruppo che mi piaceva leggere. Seguire e, talvolta, interagire. Un gruppo cui ho chiesto pareri e suggerimenti, ben consapevole che i suggerimenti e i pareri arrivavano da persone comuni. Come me. Con le loro storie e le loro esperienze più o meno simili alla mia storia e alla mia esperienza. Persone più fortunate di me, ma anche più sfortunate. 

È come quando incontri degli individui con cui hai molte cose in comune, ti scambi il numero di telefono, inizi uno scambio regolare di messaggi e telefonate. E pensi a quanto sei stato fortunato a trovare qualcuno come te, che percorre la stessa strada, che vive vicende simili. Ma poi, in un lampo, vieni deluso irrimediabilmente. E per cosa? Per avere espresso il tuo parere e non essere stato accettato. E più cerchi di far capire che ognuno la può pensare come vuole, nel rispetto delle visioni e delle credenze altrui, più vieni attaccato. Deriso. Ostracizzato. 

E allora comprendi che:

  • I gruppi su Facebook, anche se scelti con cura, sono pur sempre gruppi virtuali in cui spesso vige la legge della dittatura
  • Chi si erge ad Amministratore del gruppo spesso non ha né le capacità tecniche né quelle cognitive né l’esperienza gestionale necessaria per amministrare un gruppo come si deve
  • Le regole del buon senso e del rispetto sono morte
  • Certa gente, pur di avere ragione, scava e scava e scava e non si accorge che ha già raggiunto il limite massimo. E che il buco fatto, da fossa è diventato cratere. E da lí è obiettivamente difficile uscirne puliti. 
  • Il mondo è bello perché è vario.  Ma in questo caso no, a me è parso semplicemente avariato. 
  • Seguire la massa è diventato chic. E anche se la pensi diversamente, pur di ingraziarti gli Admin del gruppo, rinneghi tutto, persino tua mamma. Non una, ma ben tre volte e senza canto del gallo. 
  • Prendere per il culo chi ha delle forti convinzioni, siano esse professione di fede o credenza in sè stessi o nel topolino dei denti è un modo per non farsi troppe domande. 
  • Il cervello, per alcuni, è un semplice riempitivo della scatola cranica. E spesso fa pure gioco. 

Detto ciò, non rinnego i gruppi su Facebook (ne seguo ancora molti), ma grazie all’esperienza mantengo l’iscrizione a quelli con un senso del rispetto e della buona educazione.

Degli altri posso farne decisamente a meno. E viceversa. 

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