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Ora vi spiego come imbiancare i muri

come-non-arrossire-diventare-rossiQuesto è uno dei ricordi più divertenti che ho. E anche uno dei più imbarazzanti.

Non credo che mi succederà ancora nella mia vita. A dire il vero, è già successo qualcosa di analogo, sempre causato da un bambino che ora è medico, ma questa è un’altra storia. Dunque, l’anno scorso, a settembre, mentre ero, come già detto, a Bra con mia mamma e le piccole, decidemmo di sottoporle ad una visita pediatrica specialistica. All’epoca, le gemelle avevano 4 mesi. Quattro mesi difficili: di notti insonni, coliche, risvegli continui, urla eccetera eccetera. Cose note. Uno dei maggiori problemi di cui hanno sofferto (anche) le bambine era la stipsi. Ma una stipsi persistente, continua, risolta spesso e volentieri con microclismi. Che argomento di merda, direte voi. Esatto, proprio quello!

Comunque, presa dallo sconforto di questo problema persistente, capitava spesso che, non tenendo opportune tracce della gemella cui somministravo il microclisma, a volte mi capitava di ripetere l’operazione con la stessa bambina. Con risultati disastrosi, oltre ogni aspettativa…

Vi chiederete cosa c’entri, tutto ciò, con l’articolo. E ora ve lo spiego.

Quel martedì di settembre, ci recammo io, mia mamma, mio cugino e gemelle al seguito dal Dott. Serra, stimato Primario di Pediatria degli ospedali di Bra e Alba. Lo scopo era capire se e quando le bambine finalmente avrebbero cominciato a dormire in modo adeguato, lasciando così anche a noi un pò di respiro e permettendoci di ricaricare le pile ormai quasi del tutto esaurite. Entrando nello studio, abbiamo cominciato a ricordare i bei tempi andati (il Dott. Serra fu, a suo tempo, sia il mio pediatra che quello di mio cugino). Dopo i convenevoli, comincia la visita. E lo spettacolo.

Avevo notato che, da qualche minuto, Ludovica stava immersa in pensieri tutti suoi: la faccina rossa rossa, i pugnetti ben chiusi, l’espressione concentrata. Stava finalmente producendo senza aiuti esterni. Il dottore mi disse di svestirla e di stenderla sul lettino, in modo da cominciare la visita. Io gli risposi che forse era meglio aspettare un attimo, visto che era impegnatissima. “No no, la svesta pure, tanto ha finito“.

Incerta e dubbiosa sul da farsi, decisi di accontentarlo. Sistemai Ludovica sul lettino, cominciai a svestirla e, al momento della rimozione del pannolone, sentimmo chiaramente un boato sordo. Più simile all’onomatopeico PRRRRR che ad un vero e proprio boato. Ma tant’è.

In ogni caso, immediatamente dopo la rimozione del pannolone, dal culetto santo della mia bambina fuoriuscì un getto incredibilmente potente di cacca. Che riuscì a raggiungere, grazie alla sua incredibile potenza e portata, non solo tutto il lettino, ma anche il pavimento e il muro. Si, avete capito bene, il muro! Una enorme, puzzolente macchia 2 metri x 2. La dove c’era il bianco candido e immacolato, ora c’era una pozza simile alle macchie del test di Rorschach.

Ognuno di noi se sottoposto a quel test, ci vede simboli e immagini diverse. Io ci vidi solo un grosso, enorme senso di vergogna. Mio cugino ci vide la fortuna, visto che due secondi prima era esattamente a portata di bombardamento. Il Dott. Serra non so cosa ci vide. So solo che il silenzio immobile che seguì all’evacuazione fu subito seguito da una risata isterica. La mia. Giuro che non riuscivo a fermarmi. Sembravo completamente pazza. La bambina, nel frattempo, sorrideva beata. Il dottore, ripresosi, disse che sì, gli era capitato altre volte (bugiardo!), che non c’erano problemi, che avrebbe fatto re-imbiancare la parete.

Per ripulire nel modo migliore possibile, sempre continuando a ridacchiare come una scema, usai praticamente tutto un rotolone di carta per asciugarsi le mani, di quelli usati negli ospedali, per intenderci. Con mia mamma che si prodigava ad aiutarmi e così anche il Dottore. Mentre mio cugino, schizzinoso di natura, se ne stava in disparte ridacchiando sotto i baffi (che non ha, per inciso).

Comunque, la visita andò bene, ma ce la fece pagare cara (in termini di parcella intendo). Non so se perché la sua tariffa fosse proprio quella o se perché mai nella vita qualcuno aveva creato tanto scompiglio in meno di un minuto.

Ad ogni modo, anche se l’episodio non è dei più “puliti”, lo ricordo con tanto divertimento. Non so a quante di voi mamme sia successa una cosa simile. Diciamo che non è indispensabile avere nel proprio carnet di madre un’imbiancatura a presa diretta nello studio di un Primario, ma è comunque qualcosa che userò in futuro, per allietare incontri con parenti e amici. Ludovica permettendo.

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