Ne avrete conosciuti anche voi. Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi. Per fortuna, non spesso. Sono i leccaculo e perdonate il francesismo, ma quando ce vò ce vò!
Sono infidi, sempre sorridenti, la bocca sporca delle lodi che hanno fino a poco tempo prima lasciato scorrere fuori, come fiumi di melma. Perché di melma si tratta, ma solo con l’aggiunta di un R e di una D al posto giusto. Si inchinano fino a toccare terra, con la capacità di ritornare al loro posto eretto, più o meno, del bambù. Ma di questa pianta non hanno niente, se non la flessibilità. Che ben si accorda al personaggio di più alto grado di turno. Che sia un professore o un medico o il datore di lavoro, il leccaculo sa sempre da che parte deve protendersi. Inchinarsi. Baciare le scarpe.
Ma, soprattutto, hanno un semplice decalogo di comandamenti che seguono scrupolosamente, fino alla fine. O quanto meno finché la persona di turno, adulata fino allo schifo, non decide che forse è meglio levarselo di torno. Perché tutto sommato è preferibile circondarsi di elementi con un cervello autonomo, piuttosto che di individui con pochi neuroni che si stanno ancora cercando, dopo tanti anni.
- Non avrai altro Dio all’infuori del tuo capo. Lo adulerai fino allo sfinimento, qualsiasi cosa dica. Approvando ogni azione e ogni singola parola che esce dalla sua bocca.
- Sosterrai qualsiasi iniziativa, comprese quelle promosse a discapito dei tuoi colleghi (soprattutto quelle), messa in atto dal tuo superiore di turno. Anzi, laddove possibile, sarai tu a suggerirgli soluzioni drastiche e finali, per liberarti di possibili competitor.
- Rinnega tutto. Da tua madre ai tuoi figli al tuo credo politico e religioso, se questo può far felice il tuo superiore e permetterti così di fare carriera.
- Complimentati con il tuo superiore su qualsiasi azione, iniziativa, parola esca dalla sua persona. Foss’anche il calpestare i diritti umani più imprescindibili. Ricorda che il tuo motto è “mors tua, vita mea”.
- Ascolta attentamente il tuo capo e cerca di prevenirne i desideri. Dal caffè macchiato, ma non schiumato e non troppo caldo, ma non tiepido, all’adulazione incondizionata.
- Se il tuo capo ti dà del caprone, digli che ha ragione. E prova anche a belare. Per far sì che sia certo che hai capito il concetto. E che sei assolutamente d’accordo con lui.
- Non comprare sapone liquido per mani o viso. Non ti serve. A te basta il detergente intimo. Giacché la distinzione tra faccia e culo è ormai pura utopia.
- Al mattino, non guardarti allo specchio, non serve. La tua unicità è data dal sorriso verticale che vedi, che non è quello comune a tutte le altre persone di specie diversa dalla tua.
- Il tuo motto sarà “Meglio un saporaccio oggi che la stima di me stesso domani”. Al saporaccio ci si abitua, piano piano, la stima di sé stessi va costruita con fatica. E i leccaculo, la fatica la rifuggono come la peste.
- Non avrai amici, ma solo persone di contorno, da usare al meglio possibile delle tue (scarse) capacità.
E chiudo con una citazione celebre, che ben riassume ciò che penso di questa categoria (purtroppo vastissima e sempre in crescita), di piaggiatori:
I cacciatori prendono le lepri coi cani; molti uomini prendono gli ignoranti con l’adulazione.
(Plutarco)