Oggi prima giornata di visite. Una giornata che immaginavo intensa, ma non fino a questo punto! Sveglia alle 5.50, occhi aperti e nessuna traccia di sonno. Notte terribile, senza sogni, ma anche senza un sonno ristoratore. Colazione veloce e partenza alle 7.30 alla volta della spianata del Tempio, entrata dalla Porta di Damasco. Ah già, scusate, ho dimenticato di precisare che faccio riferimento a #Gerusalemme!
L’entrata nella città vecchia è sempre emozionante e caotica: una folla che sciama indifferentemente da destra a sinistra, donne bambini uomini venditori tiratori di carretti e persino un camion che si fa strada tra le strette viuzze color oro. Passare indenni è un’impresa, ma basta fare un po’ di attenzione.

L’ingresso all’area è soggetto a passaggio controllato tramite metal-detector, ma gli operatori addetti alla sicurezza sono gentili e cercano di rendere la procedura il più veloce possibile. Una volta passato il controllo, si percorre una passerella in salita che conduce al sito, sacro per ebrei e musulmani. La guida ci spiega che la passerella è stata costruita per evitare che gli infedeli (ebrei compresi) calpestino le pietre sacre (rendendole impure) rimasugli dell’antico Tempio di Salomone. Arrivati in cima la vista si apre sulla bellezza maestosa del Dome of the Rock a sinistra e della moschea più sobria di Al Aqsa a destra. Gruppi di turisti si affollano intorno alle loro guide per carpire i segreti di questo luogo sacro, la cui sacralità, credenti o meno, si percepisce con forza.
Ovviamente noi non possiamo entrare né in una né nell’altra moschea, ma poterle ammirare da così vicino è già un enorme privilegio. Dopo le foto di rito e un giro intorno al sito, ci dirigiamo alla volta di Betlemme. La città (che si trova in territorio palestinese) dista appena 7 chilometri dalla capitale israeliana e la raggiungiamo in un attimo. Benché il paesaggio sia lo stesso rispetto a quello che abbiamo appena lasciato, l’aria che si respira è totalmente diversa: essendo un centro più a misura d’uomo, si percepisce la sacralità del luogo in ogni dove, a partire dal Campo dei Pastori, dove secondo la Bibbia venne dato proprio a questa umile categoria (i pastori) il privilegio di essere i primi a poter adorare Gesù bambino. La Grotta dei Pastori è un sito unico, bellissimo, raccolto e molto silenzioso. Invita alla introspezione e alla pace. Proseguendo nella visita dei Betlemme, passiamo a visitare la Basilica della Natività, la cui porta originale d’accesso, piccola piccola e molto bassa, è ora chiusa per i lavori di restauro che stanno coinvolgendo tutta la Basilica. All’interno un gran vociare di turisti in visita e fedeli che, tra una preghiera e l’altra, apostrofano con sibili continui i passanti per zittirli. L’accesso alla grotta dove Gesù vide la luce e rimase per i primi giorni della sua esistenza terrena è dato da una scala che scende nelle profondità della terra. Appena arrivati, ci invitano ad inchinarci e a baciare la pietra dove Gesù nacque. E l’esperienza ha un che di mistico ed indimenticabile, che difficilmente potrò scordare. Inutile dire che l’emozione mi ha avvolto il cuore e che ha inumidito i miei occhi.
Quando usciamo dalla adiacente chiesa di Santa Caterina, la luce del pomeriggio, forte e implacabile, unita al caldo, ci fa trasecolare per un istante. Ma non c’è tempo per riposarsi, dobbiamo procedere verso la Grotta del Latte. Ho un conto in sospeso con quel luogo, un debito di riconoscenza che non smetterò mai di pagare. La Grotta si trova sotto una piccola chiesetta anonima, gestita da un frate che accoglie i turisti con sorrisi, spiegazioni e un bel libro tutto colorato in cui si trovano le testimonianze delle famiglie che hanno ricevuto il dono di un figlio (o due), grazie alle preghiere rivolte alla Madonna del Latte. La visita dura pochi minuti, giusto il tempo per portare un sorriso e un ringraziamento e poi via, verso Gerusalemme.
Stanca, ma felice, faccio ancora un giro nella Città Vecchia, tra il dedalo di viuzze del quartiere arabo e parte di quello cristiano, raggiungo la Basilica del Santo Sepolcro (che visiterò domani mattina) e ritorno verso l’hotel. Fuori dalla Porta di Damasco mi faccio tentare da una bancarella di street food che emana un fumo bianco denso, sulla quale vengono cucinati, sul momento, succulenti spiedini di carne (pollo o manzo), misti a verdure grigliate, che una volta pronti vengono usati come farcitura di pane arabo fresco e morbido. Una vera delizia, a costo mini: 2 euro l’uno, pane compreso.
Ora mi studio il programma di domani. Che sarà altrettanto fitto, emozionante ed indimenticabile. La mia Terra Santa non ho ancora finito di scoprirla. E le emozioni sono tutte lì fuori.
#ITravelJerusalem #oltreogniaspettativa #Gerusalemme