Quando ero piccola, ma piccola davvero, ricordo che aspettavo con ansia la primavera. Non per il sole, ma per i profumi e i fiori. E i racconti. Nei pressi delle case dei miei nonni, c’era una stradina che si buttava in discesa verso quella che a me pareva una valle incantata. Una parete di terra e fiorina destra, lo strapiombo a sinistra. In basso colline e prati verdeggianti pieni di erba fresca e profumata. Nei pomeriggi di primavera, dopo la merenda, mio nonno Battista o mia zia Anna, mi portavano a passeggiare lì. Alla ricerca di primule, viole, viole del pensiero, papaveri. E mille altre meraviglie.
Mi piaceva davvero passeggiare lungo quel sentiero. La fragranza dell’erba appena tagliata, i colori, l’ombra ristoratrice in cui fermarsi un attimo a riprendere fiato, prodotta da alberi altissimi che parevano sistemati con cura nei punti giusti, dopo un tratto particolarmente ripido o dopo una curva stretta stretta.
Ogni cento metri mi fermavo, raccoglievo qualche fiore nuovo, componevo il mio piccolo e variopinto bouquet casalingo. Che poi portavo alle nonne rimaste a casa. Duravano poco quei mazzolini di fiori di campo, un giorno o due appena. Ma la loro caducità era una scusa perfetta per ripartire di nuovo, giù, lungo il sentiero incantato. A caccia di prodotti freschi primaverili.
Ma, oltre ai fiori, quelle passeggiate mi piacevano anche perché era lì che abitavano le fate. Secondo mio nonno, la stradina era una porta di accesso ad un mondo magico parallelo, dove abitavano personaggi straordinari e magici. Che però si facevano scorgere di rado. Era molto difficile vederli, bisognava stare attenti e in silenzio.
“Hai visto quel cespuglio che si è mosso? Lì dietro c’era una fata! Ma tu hai fatto rumore, l’hai spaventata e lei è scappata via…”. Diceva spesso con rammarico nonno Battista. E io, triste per non aver saputo stare al mio posto ed eccitata all’idea che fosse ancora nei paraggi, stavo zitta per un po’, camminando in punta di piedi, sperando che si palesasse.
Inutile dire che di fate non ne ho mai viste, ma serbo ancora il magnifico ricordo della magia di quel posto, della felicità di camminare tra fiori e alberi. Un ricordo dolce di quando ero piccola, avevo ancora i miei nonni e tutti i miei problemi si riducevano alla confezione di un mazzolino grande più del precedente e alla ricerca delle fate.
Per la cronaca, la strada incantata si trova nei pressi di San Giovanni Lontano, a Bra, dopo la casa di “Beppe cit”.