
Quando la tua vita viene scaraventata in un frullatore alla massima potenza ci sono cose che prima consideravi banali nella loro normalità e che diventano inequivocabilmente delle piombatoie. Te ne dimentichi. O fai finta di dimenticartene, perché se ci pensi ti rendi conto di quanto non sei più TU, ma la mamma di.
- Un bagno lungo e rilassante, idromassaggio a nastro, un bicchiere di vino a tenerti compagnia sul bordo della vasca. Se hai figli, cara amica, lo sai: rilassarsi non esiste più. Avere del tempo per te, nemmeno. E il bicchiere di vino avrebbe vita brevissima: nel senso che o lo tracanni alla goccia e non lo gusti, oppure rischi che finisca a fare il bagno insieme alle bollicine della vasca, sperando che il bicchiere rimanga intatto.
- Le creme ti riportano alla mente panna, ripieno chantilly, cioccolato fuso. A casa ho chili e chili di creme idratanti, anti-cellulite, da notte, da giorno, da pomeriggio, contorno occhi, contorno labbra, contorno gomiti…Creme che non uso più, che hanno fatto una disgustosa crosticina, che forse (anzi, di sicuro) sono pure scadute. Ma a cui è impossibile ridare il lustro perduto. Ché nel momento in cui hai la mano piena di crema di qualsiasi genere essa sia, come delle furie, le Gem piombano in bagno. E se provi a chiuderti dentro a chiave, quattro mani battono incessantemente per farsi aprire. E allora, con buona pace della prova costume, lascio perdere. Sperando che non guarderanno per forza il giro coscia o le rughette intorno alla bocca.
- Gli abbinamenti: colori, vestiti, accessori. Prima aprivo l’armadio, guardavo dentro con calma, sceglievo con cura, provavo e riprovavo. Ora no. Ora è un tirare giù dalle stampelle la prima roba che mi capita tra le mani (e che ancora mi entra), arraffare una maglietta a caso, vestirmi a tempo record e via, pronta per un nuovo giorno. E poco importa se i fiori non si abbinano alle righe o se il blu col marrone è vestito da cafone. Adesso tutto è lecito. Anche sembrare un arlecchino fuori stagione. O una Vivienne Westwood senza arte né parte.
- La mezzora serale in bagno. Ah come adoravo leggere in bagno! Libri, riviste, etichette di prodotti di bellezza, ingredienti di liquidi per le mani. Potevo starci davvero mezzora o anche di più. Ora no. Adesso, nel momento in cui mi siedo per fare pipì, devo essere una scheggia e fare tutto il più velocemente possibile. Sempre e rigorosamente con quattro paia di occhi puntati addosso e due bocche ad intercalare parole come “mamma pipì”, “pancia”, “catta igienica”. Con le Gem che tentano di sedersi in braccio a me e che se riescono ad arrivare alla carta igienica ne fanno coriandoli e stelle filanti.
- Gli aperitivi del sabato sera. Non è che non si facciano più, intendiamoci. Si fanno comunque. Magari a ritmi meno cadenzati, ma si fanno. Il problema è che ti servono quattro paia d’occhi in aggiunta ai tuoi, soprattutto se hai dei gemelli. Ordini da bere, ti portano degli stuzzichini, ti siedi. E fin qui, i primi 10 minuti passano tranquilli. Sono le ore successive che ti sfiancano. Perché mentre una delle Gem si infila sotto i tavoli, va a sbattere contro una porta di vetro che non ha visto, smonta la vetrina del locale, l’altra come una perfetta padrona di casa, sfreccia dietro il bancone e tenta di raggiungere bottiglie, bicchieri, coltelli. Con la povera cameriera che, vassoio stracolmo alla mano, tenta di mantenere un dignitoso equilibrio e di recapitare l’ordine al tavolo a fianco al nostro senza far volare tutto per aria. Inutili le minacce, gli scappellotti sul sedere, le urla e gli strepiti.
- Il tour delle vetrine. Se prima potevo sostare davanti ad una vetrina ispezionandone ogni anfratto, ora il passaggio è veloce e pari al lancio dello Sputnik. Se ti fermi troppo (che sia davanti ad un negozio o a chiacchierare con qualcuno, se è per quello), sei finita. Perduta. Lo shopping non è più un piacere, ma un dovere. Entri in un negozio solo, e dico solo, se hai reale necessità. Tipo se le mutande hanno assunto la forma di copripubenda sfilacciati o se la tua maglia preferita, quella che tenevi con tanta cura, ora pare un quadro d’arte moderna, tra buchi e slabbramenti. E di portala ancora non hai più il coraggio. Perché va bene essere una mamma giovane e grunge, ma così si esagera.
- La colazione della domenica mattina al bar. Sì, la puoi ancora fare, ma tieni conto che ti ritrovi a dover mangiare di corsa il tuo croissant preferito mentre spezzetti quello vuoto per loro. Che ingurgitano alla velocità della luce e, tra una masticata e l’altra, ti apostrofano con un “ancora”, “ancora”, “ancora”. Figlie mie, siete senza fondo! E senza pazienza. Ma soprattutto, impari a tracannare il tuo cappuccino rovente senza battere ciglio e mentre il liquido incandescente scende lungo l’esofago urlante, sei pure in grado di mantenere un aplomb da lord inglesi. Anzi, susciteresti senza alcun dubbio il loro plauso e la loro ammirazione.
Eh sì, care amiche, questo è il passaggio da persona bon-ton a mamma. Un passaggio graduale, inevitabile, che si concluderà solo quando le Gem entreranno nei ranghi delle bimbe educate per bene. E soprattutto impareranno a stare al loro posto.
Con calma, ci stiamo lavorando!