Continuano, i ricordi, a bussare alle porte della mente. La notte tra il 21 giugno e il 22 fu la nostra prima notte a casa, insieme. Un misto di ansia, euforia, paura, senso di inadeguatezza. Ce l’avrei fatta a prendermi cura di voi? Sarei stata in grado di gestirvi come in ospedale? Avrei saputo infondervi tranquillità e sicurezza? Quelle che a me mancavano?
Dopo la poppata di mezzanotte il dilemma: dove le sistemo? Porto la carrozzina in camera? O la lascio nell’ingresso? Con le porte aperte e le orecchie all’erta, pronta a cogliere un qualsiasi minimo singulto? Poi la decisione: dopo settimane separate, voi al quarto piano, io al primo, voi in TIN, io in Pediatria, no. Non vi lascio. E così abbiamo dormito vicine, io sul divano, voi nella carrozzina di fianco a me. Ed è stata una notte lunghissima. Una delle prime notti davvero insonni. Un continuo rigirarsi, lanciare versetti gutturali (Ludovica), frignettare (Veronica), russare (Andrea), tossire (mia mamma), scalciare mugolando (Flash). E io, col respiro lieve e corto, ché se avessi fatto troppo rumore, di quelli che ti rimbombano nelle orecchie, magari avrei rischiato di non sentirvi!
Quella notte tra il 21 e il 22 giugno non ho quasi chiuso occhio. D’improvviso capii il significato delle parole dell’infermiera Michela: signora, auguri, soprattutto Ludovica “chiacchiera” tutta la notte! Ho compreso cosa intendeva: la mia piccola (bé, tutte e due in realtà), soffriva già di colichette ed emetteva suoni e lamenti continuamente, senza posa.
Intorno alle 4 ricordo che, stremata, decisi di prenderla con me, pancia contro pancia, pugnetti piccoli a sfiorarmi la faccia, capelli finissimi a solleticarmi il mento. E abbiamo dormito così, noi due, insieme. Ed è stata una delle notti più belle della mia vita. Della mia nuova vita da mamma.
L’inizio di un meraviglioso viaggio insieme. Che ancora prosegue, tra alti e bassi. Buon secondo anniversario a casa, ragazze. Vi amo tanto, Gem, continuate a tenermi per mano, a tenervi per mano.