Clinton, ovviamente. Sarò onesta: non ho parteggiato mai per alcun candidato alla Casa Bianca come invece sto facendo quest’anno. Hillary mi piace. Ha portato con orgoglio corna infinitamente lunghe e pesanti, facendole passare per amabili cappellini bon ton. Ha avuto una figlia che assomiglia più a Don Chuck Castoro che ad una affascinante ragazza americana, eppure le ha trovato un marito che, laddove la loro famiglia dovesse cadere in disgrazia, avrà per tutti loro un enorme, redditizio paracadute di salvataggio. Ha sempre e comunque fatto buon visto a cattivo gioco, anche se, a dirla tutta, secondo me nell’intimità un paio di calci ai gioielli di famiglia di Bill suppongo li abbia dati. Eccome. Ma sempre con un aplomb lodevole.
Inoltre, tutta la merda che le hanno buttato e le buttano tuttora addosso gli oppositori mi ha fatto propendere, come spesso accade, per un forte, concreto sostegno di genere nei suoi confronti. Le accuse che le sono state mosse, di ogni foggia e tipo, mi hanno portata quasi a ritenere che fossero dovute quasi esclusivamente ad una forte, atavica misoginia. Hillary da fastidio: è forte, indipendente, ha carisma e potere da vendere. E’ una donna che chiede ciò che vuole e ciò di cui ha bisogno. Apertamente. I supporter di Trump hanno, lentamente ed inesorabilmente, fatto un lavoro di fino per sminuire la signora Clinton, facendola anche passare per disonesta. Ma se persino Abramson del New York Times afferma che “dopo numerose ricerche, devo affermare mio malgrado che Hillary Clinton è una donna fondamentalmente onesta e di cui ci si può fidare”, pare proprio di essere arrivati quasi alla fine del mondo. O, molto più semplicemente, alla resa dei conti.
Forse, dopotutto, l’americano medio riuscirà ad uscire da una prassi consolidata di sessismo misto a misoginia pura e semplice. Le gonne (seppur non indossate, ma eventualmente valida alternativa ai pantaloni) non piacciono, nonostante i proclami più o meno a furor di popolo di uguaglianza, di genere, di sesso, di quello che vi pare.
E quindi si è arrivati al responso finale: Hillary non è la “bugiarda congenita” di Safire (citazione dal suo articolo Blizzard of Lies), Hillary non è la “disonesta” di Michael Arnovitz (cit. dal suo articolo Thinking about Hillary – A Plea for Reason).
Nel corso dei mesi, la signora Clinton è stata accusata di qualsiasi cosa, compreso il suo abbigliamento “inopportuno”. A giugno (il giorno in cui è stata ufficialmente nominata Candidata alla Presidenza per i Democratici), Hillary è stata violentemente criticata per aver indossato una giacca di Armani. Una giacca Armani! OH MY GOD! A qualcuno è mai venuto in mente di chiedere, che so, a Bill, cosa indossasse? O a Obama? E se anche l’avessero fatto, pensate che avrebbero criticato il loro abbigliamento firmato? Never, ever! Mai e poi mai.
La verità è che, nella democratica, grande, potente America (ma anche da noi, per carità) le donne, le donne di colore, gli uomini di colore, i gay, le lesbiche, i trans e qualsiasi altra persona non faccia parte del “normale” sentire comune, è sempre e comunque sottoposta a giudizio.
Nello specifico Hillary ha, prima di tutto, un unico, enorme difetto che si porterà dietro per sempre: è una donna. Non solo. E’ una donna che aspira ad una posizione di potere. Un’ambizione, questa, prettamente (e di esclusiva proprietà) maschile.
La schifosa propaganda Repubblicana ha fatto, in parte, il suo dovere. Io mi auguro che gli americani comincino a pensare con la loro testa. Hillary e il suo programma sono positivi anche per specifiche porzioni della popolazione: persone di colore, persone indigenti, persone portatrici di disabilità, veterani di guerra, LGBT. Oltre a tutti gli altri. Gli altri che vengono considerati “normali”, l’elettorato sul quale puntare. Sempre e comunque.
Se fossi americana, voterei per Hillary Clinton! Vote for Hillary!