Rieccomi qui, in Kenya. Siamo arrivate ieri a Mombasa, volo Ethiopian Airlines con scalo ad Addis Abeba. Un volo della speranza. Non per la scomodità dei sedili, né per l’insicurezza della compagnia aerea. No. Ma per due fattori di disturbo che ci hanno permesso di dormire, a mala pena, circa 3 ore. Primo, un bambino sui tre anni che ha pianto incessantemente (e dico incessantemente) per tutto il volo da Milano Malpensa ad Addis Abeba. La bellezza di un pianto continuo durato all’incirca 6 ore e mezza. L’altro, un allegra coppia di avvinazzati seduti esattamente dietro di me che per tutto il viaggio (e anche qui, sottolineo tutto il viaggio) non hanno fatto altro che biascicare a tutto volume su grappe, vini, whisky e qualsiasi altra bevanda a gradazione alcolica venisse loro in mente. Risultato: pochissimo riposo e tanta, tantissima cultura su come rendere il bicchiere una bomba al di là di qualsiasi prova del palloncino.
Arrivare dall’aeroporto di Mombasa al Parco Nazionale di Tsavo Est non è un’impresa per tutti: circa 6 ore di viaggio su una strada che pare perfetta per una gita in fuoristrada, un pò meno per un transfer regolare. Ma le cose cambieranno presto visto che, a partire dal prossimo giugno, una nuova, fiammante linea ferroviaria collegherà Mombasa ad uno dei Gate di ingresso al parco. Vi assicuro, però, che qualsiasi stanchezza, qualsiasi rimostranza, qualsiasi pensiero negativo si possano avere, svaniscono nell’attimo in cui provi a guardare le cose dal punto di vista della natura. Quando noti che, davanti a te, non c’è altro che la savana sconfinata, un cielo terso di un azzurro abbagliante e poche, soffici, meringose nuvole bianchissime, credetemi, tutto il resto passa in secondo piano.
Il Kenya è, a tratti, una terra arida. A tratti, il suo sole è così caldo che pare spietato. A tratti, quando il collegamento alla rete telefonica non va come vorresti, ti accorgi che nella vita, quella che vuoi veramente vivere, c’è molto altro. Esiste un mondo che procede a ritmi lenti, scanditi dalle piogge o dalla loro assenza. Un mondo in cui vige ancora la legge naturale del più forte. Le gazzelle non si scandalizzano se una del branco finisce in pasto ai leoni. E’ così che va. E’ così che deve andare.
E allora, non resta che incrociare le gambe, mettersi comodi e godersi la natura. Quella più vera, potente, impietosa. Oggi, tra una buca e l’altra, abbiamo avuto il privilegio di ammirare maestosi elefanti, sonnacchiosi leoni, timide giraffe e tanti altri animali, dai gerenok ai dik dik, dagli impala ai kori bustard. Ognuno, nel piccolo o grande spazio che occupa nel circolo della vita, lo fa con una grazia e una maestria davvero unica.
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