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Mille luci colorate (e Natale ovunque)

La preparazione dell’alberto di Natale (e le decorazioni varie), a casa mia, sono un momento epico. Quasi il dispiegarsi di un’armata prima della battaglia finale. L’Armageddon, insomma. Ogni anno ad Andrea viene un mezzo infarto. Comincia a tremare già a settembre quando io, in pieno delirio di onnipotenza, parlo di luci e palline colorate mentre fischietto amabilmente “Tu scendi dalle stelle”. Gli altri, lui compreso, piangono ancora le vacanze appena terminate. Io no. Io comincio il conto alla rovescia alle festività natalizie. Dopotutto, è molto meglio pensare alle vacanze prossime, piuttosto che sciogliersi in lacrime per quelle appena passate, no?

15337416_1111973122254787_3447476384442974097_nIeri è stato il gran giorno. Io, a dire il vero, avrei preparato l’albero e il presepe già la settimana precedente. Ma purtroppo non ci è stato possibile. Perciò, sabato mattina l’ho svegliato al trillo di “domani facciamo l’albero!”. Ed ecco che, mentre il mio sorriso andava da un orecchio all’altro, il suo si increspava in un ghigno di terrore. Sì perché io non faccio solo l’albero di Natale. E non allestisco solo il presepe.

Io piazzo, un po’ ovunque, gingilli di qualsiasi foggia e colore e tipo. La casa quasi implode per il peso aggiuntivo di cui carico ogni singola parete, che sia libera o meno. Via quindi a peluche natalizi, babbi natale, renne, befane su scope moderne, slitte, centritavola colorati, boule de neige che risuonano al ritmo di “We wish you a Merry Christmas”, festoni stroboscopici. Riempio ogni angolo disponibile. Entrando in casa è impossibile non notare che il Natale è prossimo. Praticamente dietro l’angolo.

L’allestimento dell’albero, in particolar modo, è affar mio. Mentre Andrea arranca su per le scale borbottando parole irripetibili, sotto il peso dei 40 kg di abete per oltre due metri di altezza, io dispongo tutto il necessario in bella mostra in un angolo. L’unica cosa che fa Andrea, oltre a sobbarcarsi il peso del Natale sulle spalle dalla cantina al luogo X, è quella di sistemare le luci. Chilometri e chilometri di luci! Il resto, ripeto, lo lascia a me.

Ieri ho bardato per bene l’abete mentre le Gem dormivano. Ho preparato il presepe (e, come sempre, il bambino Gesù è già nato…). Ho decorato quadri e pareti. A lavoro finito, ho ammirato l’insieme con il solito, felice, sguardo soddisfatto. Ma la gioia più grande me l’hanno data Ludovica e Veronica che, al loro risveglio, hanno apprezzato l’ambiente natalizio al suono di “oh” e “ah”.

Viva il Natale, quindi. A maggior ragione adesso che ci sono le bambine.

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