Come disse una volta una persona che ho stimato molto come professionista, ma pochissimo a livello umano, “anche il silenzio è una strategia”. E sì, perché spesso, più delle parole, dei mugugni, delle discussioni, la tattica migliore è quella di tacere.
E’ parecchio che non scrivo sul blog. Un’assenza giustificata. Un’essenzialità del presente. Non perché non avessi niente da dire, anzi. Ma semplicemente perché dovevo raccogliere le idee, elaborare i fatti, vedere il presente, ma guardare al futuro. La vita con le Gem prosegue come sempre, con nuove sfide, vecchie problematiche, passi avanti. Ora cominciano finalmente ad esprimersi con frasi di senso compiuto. Se hanno male, lo dicono. Se non hanno male, lo dicono lo stesso. Insomma, hanno imparato ad esprimersi ma, non so per quale motivo, comunicano comunque sempre di aver male da qualche parte, anche se non è vero. Potere del linguaggio…
Tra gli enormi progressi abbinati a ritorni di fiamma che registriamo nella nuova top ten delle Gem ci sono: la capacità di distruggere in due secondi netti qualsiasi libro passi loro nelle mani (prima di mettevano qualche giorno), l’abilità da meccanico specializzato di smontare le doghe del lettino senza fare il benché minimo rumore, il ritorno alla passione fuori controllo per Masha e Orso e l’amore incondizionato per L’Era Glaciale. Parte 1, però, giacché la seconda saga della serie ancora non la vogliono metabolizzare. E quindi, come penso accada a tutti i genitori, gli stessi episodi della bambina amica-tiranna dell’orso e la prima parte di Sid e dei suoi amici mammut e Diego la tigre girano in loop dal mattino alla sera. Costanti. Onnipresenti. Fracassapalle.
Non ho niente né contro il primo cartone né contro il secondo. Peccato però che, a questo punto della mia vita di mamma, sappia le battute a memoria meglio dei protagonisti stessi. Sfumature comprese. Potrei, ad occhi chiusi, partecipare a qualsiasi casting di remake dei film suddetti e ottenere la parte a man bassa. Senza il benché minimo sforzo. Ma, si sa, i bambini sono così. Probabilmente si sentono sicuri nella routine quotidiana, nel riproporre dieci cento mille volte le stesse cose, gli stessi gesti, i medesimi suoni. La banalità del normale deve essere, in qualche modo, rassicurante e calda come il ventre materno. O almeno credo.
Ricordo ancora quando uno dei miei due cugini era piccolo. Fatti mandare dalla mamma l’avremo sentita, che so, un milione di volte. Forse anche di più. Poi, ad un certo punto, non bastava risentirla, “rewind, play, rewind, play, rewind, play”. No, la maestria mia, di mia nonna o di mia zia, stava tutta nell’arrivare esattamente nel punto in cui Morandi urlava “ti spaccherò il muuusooooo”. Questa era la parte che Alessandro adorava. La cantava a squarciagola, mimando col pugnetto alto il gesto di prendere a cazzotti qualcuno.
Quell’estate del 1993 l’esaurimento nervoso aveva raggiunto picchi inimmaginabili, bambini compresi (io ed Edoardo). Ma tant’è. Non si poteva scampare alla Morandi-mania. E così, oggi, decenni dopo, la storia si ripete. Sempre uguale eppure diversa. Con l’unica, enorme differenza che i co-protagonisti che si devono sorbire le Masha-mania e L’Era Glaciale-mania sono cambiati. Non più nonne, zie, cugini, ma papà, tata e, chissà perché, l’immancabile sottoscritta. Che con i loop ormai ha preso confidenza, così come con le manie. Alessandro, dove sei? Ora toccherebbe a te!
C’est la vie, mes chers.