Una gravidanza normale non so cosa sia. L’unica che ho vissuto, gemellare, è durata poco più di 30 settimane. Ovvero 7 mesi. Le mie piccole Gem hanno deciso che nella pancia non ci stavano più, o che ci stavano male. O semplicemente dopo tutte le peripezie cui le ho sottoposte, hanno pensato che, forse, fuori sarebbero state meglio.
Certo, ci sono prematuri molto più gravi. Bimbi e bimbe che nascono a 16, 17 settimane di gestazione, anche meno. Pesano talvolta poco più di 500 grammi. Di sicuro, però, c’è che anche le Gem hanno passato l’inizio della loro esistenza in una scatola di vetro che mi ha sostituita in (quasi) tutto.
Ora stanno bene, ma le prime settimane avevo il terrore che peggiorassero, che non avrebbero mai respirato bene, che non avrebbero mai ripreso i grammi persi durante il calo fisiologico.
Acqua passata, ma che per una parte sedimenta nel cuore e nel cervello. Ecco, quindi, un piccolo suggerimento, per chi è genitore “normale”, su cose da NON dire mai alle mamme di prematuri.
- Ah, sono in incubatrice? Be’, dai, non è poi così male! Così di notte puoi dormire! Non sai io i primi tempi come facevo fatica… approfittane! Una sola parola: ‘fanculo. Pensa, prima di dare aria alla bocca.
- Davvero pesavano 1.770 e 1.850 kg? Mamma mia! Adesso si sono riprese alla grande! Guarda che gambe cicciotte! Non sarà il caso di tenerle un po’ a dieta? Ti dò tre secondi, dico tre, per andartene più velocemente che puoi. Dopo di che ti prendo a calci nel culo e ti faccio perdere i presunti chili che dovrebbero perdere loro. Cretina!
- Non sai come sei fortunata a non averle in camera con te. Guarda qui, io sono assalita da parenti, amici, conoscenti che vengono in massa per vedere la bambina, mentre io vorrei solo stare tranquilla. Certo. Sono proprio fortunata. Ascolto complimenti a raffica su come hai fatto un buon lavoro. Ti vedo coccolare la tua bimba, dormire con lei, parlarle quando e quanto hai voglia. Io, per vedere le mie Gem, ho orari cadenzati e, soprattutto, le posso abbracciare mezz’ora al giorno, per ognuna. Poi le devo rimettere nell’incubatrice e le guardo attraverso un vetro. Sì, sono molto fortunata. In ospedale alcuni non sono nemmeno venuti a trovarmi perché “tanto le bambine non si possono vedere, cosa veniamo a fare?”.
- Ma come mai le hai partorite prima? Non sei riuscita a tenerle dentro qualche settimana di più? Sai, ero stufa di sembrare più una balenottera azzurra che una donna. E allora le ho cacciate fuori. Ma, secondo te, se avessi potuto portare a termine la gravidanza, non l’avrei fatto?
- Anche il mio bambino ha fatto tre giorni sotto la lampada perché soffriva di ittero… non sai che pena. Ti capisco benissimo. Ah be’, certo. Tre giorni sotto la lampada per l’ittero è una tragedia peggiore di due settimane dentro un’incubatrice, con fili e aghi che spuntano da ogni dove. 3,8 kg di bambino che, dopo i tre giorni sotto i riflettori, se ne è tornato a casa. Con te. Sì, sì, mi capisci benissimo.
- Siccome loro sono in ospedale tu puoi andartene a casa? Beata te, che puoi riposarti mentre c’è qualcun altro che te le guarda. Io dopo tre giorni dal parto me la sono dovuta guardare da sola, la mia bimba. No, cretina. Non posso tornare a casa. Non le lascio qui in ospedale. Non torno a fare la vita di prima, sapendo che loro sono in incubatrice e che spesso desaturano. Sai cosa vuol dire desaturare, idiota?
- Ma quindi, fammi capire, quanto hanno adesso? Conti l’età come per i bambini normali o no? Come funziona? Punto primo: sono premature, non aliene. E sono bambine normali anche loro. Punto secondo: no, per il primo anno non conto i mesi come per gli altri bambini a termine. Detraggo i mesi di anticipo da quelli effettivi. Hai capito? Dubito che tu abbia compreso. La tua mente ristretta gira sul binario di un unico neurone. E per questo, fidati, non si può fare proprio niente.
Potrei procedere, ve lo garantisco. Ma preferisco fermarmi qui. Ci sono alcuni commenti che ancora faccio fatica ad elaborare, tanto sono stati cattivi. Ecco perché penso che, qualsiasi sia l’argomento, prima di parlare sarebbe il caso di tacere.