noi donne e mamme

I miei primi 40 anni

Credo di poterlo fare, ora. In fin dei conti 40 anni portano ad una prima tranche di bilanci, no? Bene, allora penso che sia il caso di mettermici anche io. Sono nata 40 anni fa, un giovedì, alle 15.35. Capricorno ascendente Cancro, per chi ci crede. Il capitolo sulla mia nascita lo salto a piè pari, per non tediare nessuno.

A cosa servano i bilanci non è che lo sappia bene. Secondo me è un modo di tirare le somme e cercare di capire se, in un determinato arco di tempo, quelli che erano sogni e velleità chiuse in un cassetto hanno preso il volo oppure no. Non parlo solo di realizzazione effettiva, ma anche di pallidi tentativi.

A tal proposito, mi ricordo ancora quando da bambina ho individuato quello che avrei voluto fare da grande. “Da grande” era, allora, una dimensione improbabilmente collocata nel tempo. Non pensi all’età quando sei piccola o molto giovane. Pensi solo a qualcosa che verrà “poi”.

Bene, io ho sempre e indiscutibilmente voluto scrivere. Quindi, uno dei miei sogni nel cassetto (e velleità professionale) ha sempre avuto uno strettissimo collegamento con le parole. Devo fare un bilancio su questo desiderio? Ce l’ho fatta. E mi rendo conto che, dicendolo e ammettendolo, mi inserisco di diritto nell’elenco delle persone fortunate.

Ho sudato, pianto, mi sono sconfortata ai primi “no”, ho gioito dei primi successi, mi sono emozionata la prima volta che ho letto il mio nome a firma di un articolo. A dir la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, mi emoziono ancora. Lo giuro.

Il cammino è stato lungo e non semplice. Ma sapete una cosa? Sebbene sia solo una delle tante che scrivono (e probabilmente non vincerò mai il Premio Pulitzer), una delle tante che ha faticato e una delle tante che non diventerà mai famosa, mi reputo comunque estremamente fortunata. Perché faccio qualcosa che mi piace, con costante passione ed eterna gratitudine per averne avuto l’opportunità.

Ricordo ancora quella docente all’Università che mi domandò “cosa vuoi fare da grande?”. Risposta: “la giornalista”. La sua replica fu “E’ un’illusione. E’ come la canzone di Morandi… uno su mille ce la fa, anche meno in questo caso”. Be’, quella docente la voglio ringraziare.

Perché, anziché scoraggiarmi, mi ha dato la forza, la tenacia e la testardaggine di andare avanti comunque. Nonostante lo sconsiglio a proseguire. Nonostante gli ostacoli. Nonostante tutto. Sempre e comunque avanti.

Ciò detto, visto che è tempo di bilanci, merita un posto d’onore anche la maternità. Fortemente voluta. Altrettanto fortemente sofferta. Credo che diventare madre, per chi lo desidera, sia una delle esperienze più forti, belle, scombussolanti e folli che ci siano. Lo dice anche il titolo (nuovo) del blog: chi vive il Lato G della vita (da leggere sia come gravidanza, che come gemelle, ma anche come un milione di altre cose!) sa quanto la propria esistenza venga sconvolta in un amen. Ma diventa più bella, piena, interessante, gioiosa ogni giorno che passa.

Ho un altro sogno, nel mio personale cassetto dei desideri. Siccome però sono anche un filino superstiziosa, lo tengo per me. Inutile dirvi che, come sempre, ha a che vedere con la scrittura…

Chissà che questi primi 40 anni non portino con loro anche la realizzazione di questa velleità. Nel caso, comunque, ve lo racconterò tra altri 40 anni. Sempre se il blog esisterà ancora 🙂

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