
E’ questa la conclusione di uno studio neuro-scientifico ottenuto incrociando 40 dei più recenti studi internazionali sugli effetti del colore nella vita dell’uomo. I risultati sono stati resi noti da Practic. Non una multinazionale scientifica né una casa farmaceutica, ma un’azienda friulana leader per pergole e tende da sole di design che, insieme a un gruppo di studiosi dell’Università Iulm di Milano e Università di Modena e Reggio Emilia, ha condiviso questo studio utilissimo ed applicabile in diversi settori: dalla psicologia al design, dal marketing alla medicina.
Per scoprirne di più, leggete sotto 👇🏻
Il rosso aiuta a primeggiare nella competizione, il blu e il verde servono nel ragionamento e nel problem solving, il giallo è molto utile per trarre energia e attenzione, il marrone indica serietà e affidabilità, il nero è assolutamente imbattibile nel campo dell’eleganza e della seduzione.
Può sembrare difficile da credere, ma nelle tante situazioni e sfide che ognuno di noi deve affrontare nella vita di ogni giorno, il colore può giocare un ruolo importante, favorendo o contrastando l’esito sperato. Usato correttamente, il colore può migliorare la nostra esistenza, aiutarci e centrare i nostri obiettivi, renderci insomma più felici.
È quanto emerge da Lively Colours, un’innovativa ricerca neuro-scientifica sull’impatto del colore nella vita quotidiana, sul design, sui processi neuro-cognitivi, realizzata grazie a una proficua collaborazione tra mondo accademico e imprenditoria.
Dopo il successo ottenuto nel 2018 con Healthy Lighting, lo studio neuro-scientifico sugli effetti della luce sugli stili di vita, l’azienda friulana Pratic ha presentato i risultati di un’originale ricerca sull’impatto del colore sull’essere umano.
Risultato? I colori e la luce colorata influenzano l’essere umano, in modi a volte inconsapevoli o scarsamente coscienti.
La ricerca Lively Colours raccoglie 40 dei più recenti studi internazionali in materia applicandoli a temi che toccano l’interesse di tutta la società.
Uno studio che fa emergere risultati sorprendenti e fa riflettere su un aspetto – la percezione del colore – che a prima vista appare immediato, ma che è il frutto di un processo estremamente complesso e assimilato nel corso di millenni dal cervello umano. Quali sono gli effetti psico-fisiologici del colore sul nostro corpo? Da dove nasce l’associazione cromatica di genere uomo-blu e donna-rosa? È vero che siamo in grado di distinguere solo le sfumature di colore definite da un apposito termine nella nostra lingua? Come cambia la nostra percezione dello spazio al variare di diversi accostamenti cromatici? In che modo, infine, i colori possono incidere sulla nostra vita, sul nostro umore, sulla nostra capacità di essere performanti, sulla nostra soglia di attenzione, perfino sulle nostre preferenze di acquisto?
Sono alcune delle domande a cui ha cercato di dare risposta questo percorso di ricerca, facendo emergere un quadro estremamente composito e tuttora in evoluzione, ma con alcune evidenze di grande interesse per un’ampia varietà di applicazioni: dalla psicologia al marketing, dal design alla medicina.
Il colore è la prima cosa che colpisce il nostro sistema visivo, prima della forma e del movimento: i colori caldi e chiari accelerano il battito cardiaco e la respirazione, favorendo il movimento, i colori scuri e freddi provocano l’effetto contrario
In natura esistono milioni di colori e altrettanti sono quelli che il nostro occhio riesce a vedere. Una quantità impressionante, se si considera che riusciamo a percepire solo la luce compresa in una modesta porzione dell’intero spettro elettromagnetico (tra i 400 e 700 nanometri). Ma come funziona il meccanismo che regola la percezione del colore? La luce viene catturata e suddivisa grazie a tre differenti tipologie di cellule denominate coni, capaci di percepire le onde del blu (430 nm), del verde (530 nm) e del rosso (560 nm), ed è successivamente elaborata da strutture cerebrali specializzate quali il Nucleo Genicolato Laterale.
Le tre componenti di una scena visiva – colore, forma, movimento – vengono analizzate da differenti aree specializzate ma non simultaneamente: vediamo prima i colori, poi le forme, infine i movimenti e le posizioni. Ecco perché i colori hanno una notevole importanza, non solo da un punto di vista scientifico, ma anche per tutte le applicazioni che ne derivano. Oggi sappiamo ad esempio come nell’essere umano i colori caldi e chiari accrescano la tensione muscolare, accelerino il battito cardiaco e la respirazione favorendo il movimento, mentre i colori scuri e freddi provocano l’effetto contrario. Allo stesso modo delle semplici variazioni degli equilibri cromatici possono cambiare completamente la percezione dello spazio che abbiamo intorno a noi, tanto all’interno quanto all’esterno.
Evoluzione e colore: questione di “gender”?
Secondo le teorie evoluzioniste l’associazione tra genere e colore risalirebbe al ruolo sociale svolto da uomini e donne nel mondo preistorico, con i primi più impegnati in attività venatorie in ambienti forestali (verde) o marini (blu) e le seconde “specializzate” nella ricerca di frutti maturi, spesso gialli e rossi.
Perché la nostra cultura associa determinati colori al genere? È il risultato di un processo evolutivo legato maggiormente a fattori culturali o biologici? Sono numerosi gli studi che cercano di indagare la relazione tra colore e gender. Secondo Hurlbert e Ling, ad esempio, le maggiori abilità visivo-spaziali della donna, nonché la sua spiccata attenzione per i dettagli, sarebbero dovute alla struttura imposta dalla società preistorica, dove l’uomo era cacciatore e la donna raccoglitrice. Una segmentazione sociale che avrebbe suggerito, nel secondo caso, una preferenza per la gamma di colori rosso-porpora, utile per individuare frutti maturi tra il fogliame, e blu-verde per l’uomo, più portato ad attività venatorie in ambienti forestali (verde) e marini (blu). Sempre in accordo con tale teoria, esisterebbe poi un’associazione tra il colore rosso e il ruolo di caregiver svolto dalla donna, la cui maggiore capacità di entrare in empatia con gli stati emotivi altrui sarebbe connessa all’afflusso sanguigno verso il volto, quale primo segnale di un cambiamento interiore.
Il concetto di “Period Eye” e la genesi dei colori
In base alla teoria del “Period Eye” l’occhio umano è in grado di vedere solo i colori con cui ha potuto familiarizzare. Ecco perché un membro di una tribù della savana australiana è in grado di riconoscere tonalità di verde indistinguibili all’occhio di un europeo, ma al tempo stesso è “cieco” al colore blu, non presente nel suo habitat
Se oggi si può disporre di schermi a led capaci di ricreare 16 milioni di colori, c’è stata un’epoca nella quale l’essere umano (in un’epoca databile tra il 36.000 e 32.000 a.C.), era capace di esprimere concetti complessi, come la vita, la morte e lo scorrere del tempo, attraverso tre soli colori: il bianco, il nero e il rosso. Tre tonalità in sintonia con le ricerche di Berlin e Kay, che dimostrano come il nominare e il riprodurre un colore siano stati strettamente collegati e allo stesso tempo interdipendenti rispetto al contesto.
Una correlazione cui si è dato il nome di Period-Eye, coniato dallo storico dell’arte Michael Baxendal, che indica come la capacità di discriminare i colori, l’attenzione ad essi e l’arte stessa, con la conseguente riproduzione dell’esteriorità e dell’interiorità del mondo umano, siano congenite e allo stesso tempo “attivate” dall’ambiente nel quale si è immersi.
Tra i tanti settori in cui può essere applicata questa teoria c’è naturalmente anche quello dell’arte. Il neuro-storico dell’arte John Onians spiega ad esempio la pittura “tonale” di Tiziano e quella “lineare” di Michelangelo come un duplice prodotto: da una parte frutto dell’esperienza personale e inconscia di ogni artista e, dall’altra, una conseguente assimilazione, in questo caso conscia, delle caratteristiche del contesto nel quale questi due maestri furono immersi (l’acqua lagunare nel caso di Tiziano, la petrosità del bugnato fiorentino in quello di Michelangelo).
Colore e psicologia
Il colore ha un impatto notevole sulla mente umana, generando piacere, soddisfazione, calore, benessere. Non solo, ciascun colore può essere collegato a una particolare caratteristica: il blu a competenza e intelligenza, il nero a potere e competenza, il bianco a sincerità e purezza
Qual è l’effetto dei colori sulla mente umana? Analizzando 15.621 dati raccolti attraverso 166 ricerche, compiute nell’arco di 30 anni, emerge in modo incontrovertibile come i colori caldi producano un maggiore arousal (sensazione di piacere e eccitamento) rispetto a quelli freddi, in grado a loro volta di generare un maggiore senso di autosoddisfazione. Associazioni cromatiche che vivono grazie al modello della memoria semantica e costruiscono dei legami profondi tra colore ed emozione, per lo più condivisi soprattutto tra culture simili.
Grazie agli studi di marketing oggi sappiamo che a livello psicologico ciascun colore può essere collegato a una particolare caratteristica o attitudine: la tonalità del bianco è associata a sincerità, purezza, pulizia e pace, quella del giallo ad attenzione, ottimismo, estroversione e felicità, il rosa a calore, femminilità, eleganza e morbidezza, il blu a competenza, comunicazione e intelligenza, il marrone a serietà e affidabilità, il nero a potere ed eleganza, il viola al lusso e alla qualità.
Sembrerà assurdo, ma in certi casi una gradazione di luce o di colore può contribuire persino a salvare una vita. È il risultato di un test con il quale si cercava di indagare se i colori hanno un ruolo rispetto alle sindromi suicide: tra il 2000 e il 2010 in Giappone si è scelto di installare luci a led nella tonalità del blu in 71 luoghi, tra stazioni e incroci, per dissuadere le persone a compiere gesti avventati e soprattutto a suicidarsi. Ebbene, ad oggi i dati raccolti mostrano come nel confronto tra le 11 stazioni provviste di queste luci LED e le 60 sprovviste delle stesse luci, il numero di suicidi nelle prima si sia ridotto di addirittura l’84% (Matsubayashi et al. 2013).
Brand e colore
Non solo colore: ciò che colpisce di un marchio o di un brand è anche saturazione e luminosità, capaci rispettivamente di produrre sensazioni di piacere e di attivare un processo di quiescenza
Altri studi hanno analizzato le risposte di 450 soggetti circa la percezione di 100 marchi selezionati dalla classifica “Top Brand Report” del 2009, dimostrando come la quasi totalità dei trademark contenesse i tre colori blu, rosso e nero, in grado di attivare effetti diversi: rispettivamente il rosso (eccitamento), il blu (competenza), il nero (sofisticatezza), anche se il trademark sembra ottenere un gradimento apicale quando si ricorre all’uso del nero o del blu. E in gioco non ci sono solo le singole tonalità, ma anche la saturazione e la luminosità: la prima capace di produrre un effetto positivo sull’arousal, la seconda di attivare un processo di quiescenza. A risultare onnipresente è sempre e comunque il bianco, che con la sua luminosità e purezza invade gli spazi outdoor e indoor.
Chi è Pratic
Pratic nasce nel 1960 e rappresenta una delle prime realtà italiane nella progettazione e produzione di tende da sole, pergole e strutture da esterno. In più di mezzo secolo di storia, Pratic ha trasformato il modo di concepire le abitazioni sin dalla loro progettazione, rivoluzionando l’idea del vivere open air grazie a innovazioni, brevetti e una qualità totale che accomuna ogni singolo progetto. L’azienda conosciuta in Italia e in Europa, ha avuto negli ultimi anni una crescita esponenziale, dovuta alle risorse che essa costantemente investe in innovazione del prodotto e risorse umane. Le soluzioni outdoor Pratic nascono da una progettazione sempre più raffinata e ricca di dettagli, sempre fedele al pay-off aziendale, open airculture, che racchiude in sé la propensione e la capacità di realizzare soluzioni innovative che valorizzano gli spazi esterni così da renderli utilizzabili nel massimo comfort e per tutto il tempo dell’anno. Maggiori informazioni su www.pratic.it