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Ci sono quei giorni

Ci sono quei giorni. Ci sono sempre.

one-of-those-daysI giorni in cui ti alzi dal letto con la sveglia che suona come la Cavalleria Rusticana, anziché infilare le ciabatte per sbaglio scaraventi il piede contro il comodino e vedi le stelle a sole ormai sorto. Quando sei in quei giorni, capisci che l’unica soluzione possibile ed impossibile allo stesso tempo sarebbe di tornartene a letto. Di corsa. Ché se prosegui con l’intento di uscire di casa sicuramente qualcos’altro accadrà. E invece poi esci comunque. E le tue supposizioni ti danno ragione.

Ci sono quei giorni, eccome se ci sono.

Quei giorni in cui ti guardi allo specchio e, o l’una o l’altra cosa, ti vedi piacente o brutta da far piangere. Piacente, badate bene, non bella da mozzare il fiato. Né bella da cartolina. Piacente e basta. Come solo le donne sanno sentirsi quando sono in pace con loro stesse. E poi inevitabilmente l’ago della bilancia scivola a ovest. Nemmeno brutta da far schifo, che sarebbe comunque qualcosa di non troppo negativo. Brutta da far piangere. Lacrime amare. E quando poi ti accorgerai che quelle lacrime le hai versate solo tu, sarà sicuramente troppo tardi.

Ci sono quei giorni. Ci sono eccome.

Quei giorni in cui arriva il postino e ti recapita sempre la stessa, maledetta busta verde degli avvisi giudiziari. Prima pensi a quale ignobile reato hai commesso, poi la apri e ti rendi conto che non è un ordine di comparizione, ma una multa. Una sanzione per 5, schifosissimi km orari in più rispetto al limite. Ingoi amaro e la paghi. E, nella fretta di adempiere ai tuoi doveri di brava e diligente cittadina, paghi entrambi i bollettini. Anche se dovevi pagarne uno solo. Quindi chiedi il rimborso, online, e ti rispondono che per ottenerlo devi aspettare. Fino a 12 mesi.

Ci sono quei giorni. Ci sono eccome.

Quei giorni in cui qualsiasi cosa ti pesa addosso come un macigno. Ma poi ti ricordi che la sera prima hai mangiato la peperonata e capisci subito il macigno da dove proviene. E ti riprometti di non farlo più, pur sapendo che non manterrai la promessa.

Ecco, ci sono quei giorni, ci sono sempre. Quei giorni in cui, nonostante gli sforzi e l’esperienza accumulata ti senti comunque una cattiva madre. Per aver perso la pazienza troppo spesso, per aver risposto seccata all’ennesima domanda, sempre uguale. Per non aver saputo fungere da paciere ad un litigio tra le bambine, contornato di schiaffi e tirate di capelli e calci. Spossata come solo una mamma sa essere tanto che, al pianto di una delle due o di entrambe, non hai saputo trattenere le lacrime pure tu.

Poi ci sono quei giorni, ci sono eccome, in cui vai a prendere le bambine alla scuola materna e loro ti corrono incontro. “Mamma sei arrivata! Ti voglio tanto bene, mamma!”. E allora tutti quei giorni, quelli di prima, te li dimentichi. Fino al giorno successivo.

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