Se ne fa un gran parlare, ogni anno, di questa benedetta maturità. E delle notti insonni, passate a ripassare. O più semplicemente a rigirarsi nel letto rovente di fine giugno. Io no. Non ho incubi che riguardano la maturità. Sì, certo, me la ricordo. Ma non la sogno mai.
L’incubo che invece ricorre nelle mie notti (estive o invernali, poco importa), è la tesi di laurea. Ma non un incubo qualunque. No. Sogno sempre ed immancabilmente che, il giorno prima della discussione della tesi, mi convocano per informarmi che ho ancora due esami da sostenere. Quel giorno stesso. Altrimenti, di discutere la tesi, non se ne parla proprio.
Panico. Paura. Panico e paura. Tutto insieme. Comincio a sudare. Apro volumi giganti, scritti in un linguaggio sconosciuto. E so, lo so, che non ce la farò mai a sostenere quegli esami. Non sono pronta. E il panico che mi attanaglia ha il nome di Diritto Costituzionale Comparato e la forma umana di Temistocle Martines.
Insomma, passo ore e ore a studiare e poi? Mi sveglio. So che è folle, ma ogni volta corro ad aprire la cartelletta dei ricordi e scruto il libretto. Sul quale, per fortuna, trovo sempre i timbri “laureato” su ogni pagina.
Alla faccia della maturità. Questo è il mio incubo peggiore.